giovedì, novembre 22, 2007

IL NOSTRO FUTURO...URBANO: SONO QUESTI I NUOVI GIARDINI DELL'EDEN DELLA GLOBALIZZAZIONE?

Alessandro Giorgi: Architettura avanzata.
Le Dubai Towers: 4 torri dai 54 ai 97 piani, con sviluppo e "movimento a lume di candela".


Oristano 20 Novembre 2007



LE NUOVE METROPOLI TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO.
( Rif. all’art. del Manifesto del 3 ott.2007 di Rem Koolhaas)


Le città sono un libro aperto.
Chi ama viaggiare, scoprire, confrontarsi con altri popoli, con altre civiltà, passeggiando anche per la prima volta in una città sconosciuta, può scoprire molte cose dei suoi abitanti. La città-libro rispecchia, certamente un percorso oltre che storico, culturale e sociale di rilevanza notevole.
Come scrive Rem Koolhaas i nostri antenati ( il riferimento è alla civiltà greca) costruivano i monumenti pubblici, destinati alla fruizione della Comunità, con un forte senso di responsabilità nei confronti della “Cosa Pubblica”, nettamente differente ed al disopra della “Cosa Privata”. Lo “Spazio” pubblico, l’architettura pubblica, dovevano essere necessariamente in un piano “sovrastante”, dominante, rispetto agli spazi ed ai luoghi destinati al consumo privato.
Questa logica, questo concetto di supremazia, del Pubblico sul Privato, pur nel lungo percorso dei secoli, e nelle sue innumerevoli variabili, ha mantenuto la sua valenza sino agli ultimi anno del secolo scorso.
Complice, forse, una intricata catena di fattori, prevalentemente di natura economica, da poco meno di un ventennio, il sistema consolidato di supremazia del pubblico sul privato è stato spazzato via.
Il fenomeno ormai noto come Globalizzazione, anche se con sfaccettature da Idra a sette teste, ha minato alla radice i preesistenti rapporti di forza, svilendo ed impoverendo il potere pubblico, oramai in costante declino, ed alimentando impropriamente il potere privato, con conseguenze la cui portata, forse, è ancora tutta da scoprire.
La nuova lotta per la supremazia, tra la resistenza dei pubblici poteri che non vogliono abdicare e la forza e l’arroganza dei nuovi poteri economici privati, fatta di negoziazioni intense, è nettamente visibile anche nell’architettura, nella costante trasformazione degli spazi urbani.
I concetti per anni imperanti di Neutralità, Dignità, Rispetto, Ambiente, riferiti al contesto urbano ed alla sua fruibilità, ormai non trovano più ragione di esistere. Le Città non sono più “Luoghi”, con spazi da vivere, socializzare, dialogare, crescere. La Città non è più al servizio dei suoi abitanti ma “Catena di montaggio” al servizio della Globalizzazione, al servizio del “Dio Danaro”, dove poche multinazionali, per realizzare profitti enormi, utilizzano l’alveare umano per produrre il miele a loro uso e consumo. Generando, come dice Koolhaas “..due condizioni completamente diverse: la città che esplode e la città che si contrae, con quasi nulla nel mezzo…”.
Città non più funzionali alla crescita ed allo sviluppo sociale, ma solo subordinate al profitto economico di “pochi”, quindi non condiviso. Città che si sviluppano in assenza di troppe regole, dove i grattacieli convivono con i campi di riso, come in Cina, o con immensi alberghi galleggianti davanti a coste desertiche, come a Dubai, sempre e solo in funzione del Dio-profitto. Per dirla con Koolhaas, “..del vasto repertorio di tipologie rimangono il grattacielo e la baracca, sistemati all’interno di un impianto urbano apparentemente caotico…”.
Città, quelle di oggi, che hanno perso la loro funzione originaria. L’Agora della civiltà greca, la piazza centrale della Polis greca, dove si svolgeva la vita politica, sociale e commerciale della città , luogo principe di incontro e confronto quotidiano, si è brutalmente estinta, sostituita dai nuovi “Luoghi non Luoghi”, spazi più virtuali che reali, dove una anonima schiera di api operaie lavorano costantemente al servizio di un potentato economico “Privato” sempre più imperante.
Le nuove città sono città senz’anima. Città nuove dove gli spazi anche puliti, di grande perfezione tecnologica, sono privi di emozioni. Città amorfe; dove le manifestazioni umane come la gioia o la sofferenza, stentato a trovare collocazione; città dove anche la gioia del sano divertimento è “finta”: una gioia virtuale, una gioia drogata, che diventa follia collettiva, dove la finzione sostituisce la realtà. Città dove non trova spazio chi è “out of group”, chi chiede l’elemosina o chi, abbrutito dall’alienazione, muore o si ubriaca. Città aliene, dove l’apparire ha sostituito l’essere.
Non credo che questo abbrutimento continuerà a lungo. La storia dimostra che è fatta di “Epoche”, di cicli, in parte positivi ed in parte negativi.
Ci vorrà del tempo, ma credo che, col concorso di tutti, potremo sperare in un “ Nuovo Rinascimento”.

(Mario Virdis)
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