venerdì, ottobre 21, 2011

L’INUTILE VITTORIA (DI PIRRO) DELLE FORMICHE SULLE CICALE.


Oristano 21 Ottobre 2011

Cari amici,

quand’ero ancora un ragazzetto che lentamente maturava la sua crescita, anche se in modo turbolento, adoravo le favole.

Mi piacevano in modo particolare quelle di Esopo e di Fedro che, più di altri saggi del passato, cercavano di educare l’uomo a comportamenti più consoni alla vita sociale.

Le preoccupanti vicende economiche che oggi ci attanagliano, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, mi hanno fatto ricordare proprio una delle favole di Esopo che mi incantava da ragazzo: quella della cicala e della formica.

Prima di esternarvi le mie riflessioni rileggiamola insieme, questa bella favola, ci può essere utile.

La cicala e la formica.

C'era una volta un'allegra cicala che continuava a cantare all'ombra di un albero. Una formica invece faticava sotto il sole caldo dell'estate, trasportando chicchi di grano. Tra una pausa e l'altra del suo canto la cicala si rivolgeva alla formica: "Perché non smetti di lavorare: potresti cantare insieme a me!" La formica instancabile rispondeva: "Non posso! Sto accumulando le provviste per l'inverno, quando farà freddo e non ci sarà niente da mangiare !" "L'estate è ancora lunga e c'è tempo per fare provviste. Con questo caldo è impossibile lavorare!" La cicala continuò a cantare per tutta l'estate finché arrivò l'autunno e poi l'inverno. Venne la neve e la cicala si ritrovò infreddolita e senza più nulla da mangiare. Una notte bussò alla porticina della formica: "Apri, apri, sto morendo di fame, dammi qualcosa da mangiare!" gridò, affondando nella neve. La porticina si aprì e la formica si affacciò: "Ti riconosco, tu sei la cicala, che cos'hai fatto durante l'estate mentre io lavoravo?". "Cantavo...". La formica chiuse la porta: "Hai cantato? Bene, adesso balla!"

Cosi si concludeva la favola, giusta anche se poco caritatevole. Credo che anche Voi, cari amici, rileggendo questa favola possiate ritrovare uno stretto nesso con quello che ‘economicamente’ è successo in questi anni.

La mia riflessione non è certo motivata dalla ricerca delle colpe, o meglio dalla ricerca dei colpevoli, per comminare la giusta punizione. In primo luogo perché sarebbe difficile, oserei dire quasi impossibile, perché un possente “muro di gomma” lo impedirebbe. La mia riflessione è una semplice analisi di quello che è successo e, forse, poteva essere evitato. Spesso è facile cullarsi sul momento magico dell’economia che “tira” e che sembra non debba fermarsi mai. Da questa infondata considerazione deriva la spendita “oggi” di quello che, forse, guadagneremo “domani”. Questo ragionamento teoricamente valido – a bocce ferme – dando per scontato che nel tempo non possano ne debbano avvenire variazioni significative, può essere certamente applicato sia dai privati (famiglie) che dalle Aziende o addirittura dagli Stati. E’ un ragionamento ad alto rischio ma tuttavia, purtroppo, è stato in larga misura applicato.

Forse in questi anni i “privati” italiani sono stati più attenti, più provvidi, rispetto alle Istituzioni. In Italia l’indebitamento delle famiglie risulta oggi abbastanza basso, se paragonato a quello delle famiglie degli altri Stati europei, non cosi, invece, per la Stato. La nostra amministrazione centrale, sia direttamente che attraverso i suoi organi periferici, Regioni, Province e Comuni, ha agito seguendo l’esempio della cicala, presumendo che, poi, comunque, ci sarebbe stata una provvida formica, con il granaio ben rifornito, a tamponare quanto speso in anticipo, presupponendo all'infinito “tempi aurei”.

L’esame odierno dei nostri conti pubblici denota una voragine difficilissima da colmare. Il debito pubblico, come ho già avuto modo di scrivere, ha raggiunto livelli record: siamo vicini a 2 Milioni di Miliardi di Euro, con un’incidenza sul PIL di oltre il 119%.

La sola spesa per gli interessi su questa montagna di "debito sovrano" supera i 70 miliardi di euro all’anno. Il semplice recente aumento di circa un punto percentuale sui rendimenti dei titoli, in prospettiva, comporterà una spesa aggiuntiva di ulteriori 20 miliardi di euro. Una bazzecola, insomma, somigliante ad una discreta “manovra finanziaria” come quella appena varata.

Oggi le “formiche”, tedesche soprattutto, negano l’aiuto richiesto, sia a noi che ad altri Stati-cicala. La Germania, in particolare, dimenticando che in un recente passato in occasione della riunificazione della due Germanie, lo stratosferico costo fu sopportato, dall'intera Europa con variazioni di cambio e svalutazioni che coinvolsero la gran parte dei Paesi. Certamente nessuno vuole negare gli errori del passato, ma far cambiare registro, "di colpo", agli Stati-cicala non è un risultato ne semplice, ne facile ma, soprattutto, non raggiungibile in tempi brevi, nell’ “immediato”. L’esempio della Grecia appare tremendamente significativo: per cercare di sanare il deficit delle ‘cicale’ di ieri si corre il rischio di ammazzare tutte le formiche del formicaio! La giusta cura, però, è urgente ed indifferibile.

Sarà necessaria una ricetta, certamente amara, ma ragionevole, altrimenti la “medicina forte” ucciderà il malato. Anche il “medico” non potrà essere uno solo: sarà necessario un “globale consulto” allargato a tutti i Paesi facenti parte dell’Europa, se vogliamo, davvero, ottenere il risultato.

L’Unione Europea, come scritto in altra parte di questo mio blog, stenta a diventare una vera entità “politica”, oltre che economica. Senza una reale decisione ‘univoca’ l’Europa economica non avrà vita lunga. Solo con L’Europa diventata un'unica entità, un unico “Stato Federato”, capace di parlare, operare ed agire con voce univoca, potranno essere ‘educate’ le cicale e sensibilizzate le formiche. Insieme in amicizia e solidarietà, potranno, davvero, vivere in armonia, godendo di un nuovo benessere creato da tutti, senza rivalità locali e senza egoismi, spinti solo dalla voglia di creare e vivere in un “vero” mondo migliore.

Grazie a tutti dell’attenzione.

Mario

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