sabato, ottobre 06, 2012

GLI UCCELLI, I NUOVI PADRONI DELLE CITTA’. TIMORI, PERICOLI E DISAGI. COSA FARE?


Oristano 6 Ottobre 2012

Cari amici,

due giorni fa sono stato spettatore di un fatto curioso. Mentre passavo in Piazza Roma, diretto ad un market, uno stuolo di piccioni e di tortore dal collare, percorreva in lungo ed in largo la piazza raccogliendo briciole. Un gruppo stazionava di fronte ad uno dei bar sotto il palazzo So.ti.co, intorno ad una bella serie di tavolini e sedie che accoglievano diversi clienti, intenti a gustare, col sole del mattino, aperitivi, bibite e caffè. Uno dei tavolini era stato appena lasciato libero da alcuni avventori; sopra quella lucida superficie i resti della consumazione: bicchieri semivuoti, bottiglie, tovaglioli e coppette con dentro sfoglie di patatine e noccioline. Pochi istanti dopo la liberazione del tavolino da parte degli occupanti, quattro o cinque piccioni con un balzo fulmineo planarono sul ripiano dando vita, rumorosamente, ad una danza indiavolata con veloce beccate sui  resti di cibo presenti. Nella foga  uno dei bicchieri venne rovesciato, unitamente ad una delle coppette contenenti le patatine che si sparsero per terra. Il lauto pasto continuò, così, al piano terra; i voraci volatili, muovendosi velocemente e senza timore tra le gambe degli avventori seduti,  vennero raggiunti dal resto del gruppo, banchettando tutti insieme.
Se è pur vero che una scena di questo tipo ti può far sorridere, pensando di aver assistito ad un fatto curioso  da raccontare, subito dopo ti assale anche il primo di tanti dubbi: però l’igiene dove va a finire? Questo primo dubbio ne scatena non pochi altri. Senza andare troppo lontano sul quotidiano L’Unione sarda di oggi in prima pagina si può leggere: “Virus killer, individuate le zanzare contaminate. La febbre del Nilo attacca anche Oristano”. Certo non è un fatto di poco conto.

Come ben sappiamo le zone umide del nostro Campidano, ricco di grandi stagni e bacini acquitrinosi, in un passato non troppo lontano, furono liberate, con grande dispendio di forze, dalla malaria, portata dalla zanzara anofele. Oggi è facile ricreare pericoli infettivi nelle zone umide, luogo eccellente per la riproduzione delle zanzare, con un nemico in più, più subdolo e pericoloso della precedente: la zanzara tigre. Il pericolo infettivo di cui sto parlando è quello del virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile Virus). Il suo nome viene dal distretto di West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta. In seguito è stato trovato negli uomini, negli uccelli e nei moscerini in Egitto negli anni cinquanta, diffondendosi infine anche in altri Paesi, in particolare in USA, colpendo sia i cavalli che le persone. Nel 2008 un focolaio endemico in Italia ha determinato casi nelle persone, così come nei cavalli. Sono stati riportati casi di infezione in 77 cavalli e due persone, come del resto era accaduto negli Stati Uniti. Successivamente altri casi, per ora abbastanza rari, si sono verificati anche nella nostra zona; gli ultimi due casi quest’anno.

Le zanzare, ed in particolare il genere Culex, sono i principali vettori di questo pericoloso virus, e tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare come le piogge abbondanti, irrigazioni o temperature alte non fanno altro, quindi, che aumentare le possibilità di contagio. Gli uccelli, siano essi stanziali, migratori o domestici, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus: gli uccelli migratori permettono lo spostamento del virus dall'Africa alle zone temperate; le zanzare che pungono gli uccelli migratori asportano così sangue infetto, infettando sé stesse e ogni altro animale, uomo compreso, di cui assumono il sangue successivamente. Il pericolo è certamente incombente ed è necessario essere prudenti. Non voglio in questa riflessione parlare della pericolosità di questo virus in particolare: non è questo il motivo di questa chiacchierata, ma quello  riflettere, invece, sui rimedi possibili per alleviare i tanti disagi causati alle nostre città dall'invasione sempre più massiccia di numerosi volatili, che hanno ormai “conquistato”,  senza grandi possibilità di vittoria da parte nostra, gli spazi pubblici e privati, causando gravi danni.



Il problema nostro, ad Oristano è certamente più modesto rispetto a quello di città come Venezia, ad esempio, dove il numero dei volatili di questo tipo raggiunge cifre stratosferiche! E’, comunque, un problema importante perché, anche da noi, i numeri sono impressionanti: solo nella zona di Arborea, come hanno riportato di recente i quotidiani, il numero stimato degli uccelli “cittadini” è di oltre 50 mila. I danni, a parte la pericolosità per la salute dell’uomo, come indicato prima, sono rilevanti anche da punto di vista economico: ripulire quotidianamente le città dalle dosi massicce di guano sparso per strada, sui monumenti, sui tetti, sui muri e sui marciapiedi. I danni ed i costi di pulizia sono considerevoli. Senza contare l’aggressività che, da parte di questi uccelli, si fa ogni giorno più spinta. Non pochi sono stati aggrediti e beccati in molte città.  Non è ancora cosi violenta, questa aggressione, come quella evidenziata nel film “Gli uccelli”, l´horror di Alfred Hitchcock, ma comunque è qualcosa che deve far riflettere. Bisogna trovare soluzioni, prima che sia troppo tardi.
Anche Oristano, vista questa intollerabile situazione, può e deve studiare e trovare soluzioni appropriate. Tradotto in termini pratici significa studiare a fondo il problema, stabilendo quali sistemi usare per controllarne il numero che sta diventando pericoloso. Uno è quello di acquisire dei moderni sistemi di dissuasione per allontanare gli uccelli dal centro abitato, altro è quello di utilizzare del mangime che rende gli uccelli sterili, diminuendone di molto la riproduzione; infine quello più drastico: l’abbattimento controllato. Se non proprio eliminarli, almeno ridurne il numero ad una popolazione accettabile.
Nel mondo ci deve essere posto per tutti, uccelli compresi. Ognuno, però, deve dimorare negli spazi giusti, senza invadere quello degli altri. Cormorani, gabbiani, storni, piccioni, tortore, arricchiscono il nostro mondo, sono parte integrante di quella catena perfetta, quale è la natura. Ma spesso, a causa prevalentemente dell’uomo, certi equilibri sono stati rotti, con le conseguenze che conosciamo.
Se abbiamo sbagliato è tempo che mettiamo mano e rimedio agli errori commessi.
Grazie della Vostra attenzione.
Mario


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