lunedì, aprile 22, 2013

DEMOCRAZIA MALATA. PER GUARIRE L’ITALIA HA BISOGNO DI FORZE FRESCHE E NUOVE. I SAGGI, PUR CAPACI, DEBBONO STARE NELLE RETROVIE NON IN PRIMA LINEA!

Oristano 22 Aprile 2013
Cari amici,
l’indecoroso spettacolo a cui tutti abbiamo assistito in questi ultimi giorni ci pone, davvero, in una situazione che se non fosse particolarmente drammatica costituirebbe la trama di una tragicommedia. Non è mio intenzione, in questa riflessione, parteggiare per nessuna delle tre parti in causa che hanno dato luogo a questo “siparietto”, degno della peggiore scena di avanspettacolo.  Anche perché, ne sono convinto, pur in maniera diversa e con differenze significative, tutti hanno contribuito a costruire uno spettacolo pessimo sotto ogni punti di vista.
L’Italia è da tempo malata, anche in modo grave. I vari dottori che si sono alternati al suo capezzale non hanno fatto altro che “suggerire” soluzioni, mai applicando, però, quelle necessarie anche se amare misure per rimettere in piedi il malato. Lo sappiamo tutti che, anche in presenza di diagnosi ben centrate, il malato guarisce solo se effettuerà puntualmente la cura necessaria. Come succede anche nelle famiglie: se nessuno è disposto a “comprare le medicine” ed a somministrarle con rigore al paziente, questo muore.
Da quanti anni si parla di “lotta all’evasione”, di “ razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica”, di “moralizzazione della vita pubblica”, con pesante penalizzazione della corruzione, che ha raggiunto oramai livelli mai toccati prima? Perché non è mai stato portato concretamente avanti un progetto per “l’incentivazione del lavoro giovanile”, con “sgravi fiscali alle imprese”, facilitando quindi l’avvio di nuove iniziative e, conseguentemente l’aumento della produzione e dell’occupazione? Le colpe, come ben sappiamo non stanno da una parte sola. Tutti quelli che hanno governato in questi ultimi vent’anni sono colpevoli! Ognuno, pensando al proprio giardinetto, ha coltivato il benessere della propria parte politica, aggravando, spesso in modo pesantissimo, categorie di persone già ai limiti della resistenza. Il pesante debito pubblico, in Europa secondo solo a quello della Grecia, ne è la dimostrazione più lampante: è pari al 127% del PIL.

Oggi, con le casse vuote, sembriamo incapaci di portare avanti quelle misure che, certamente, non potranno gravare su quelle categorie ormai esauste e dovranno rivolgersi a quelle classi sociali che finora sono state solo sfiorate dalla crisi, a partire proprio da quelle “élite politiche” che, nonostante tutto, finora sono state incapaci di autoridursi anche simbolicamente i lauti emolumenti. Ebbene, nonostante la drammatica situazione continuiamo solo a fare diagnosi, a dire che il malato è grave, ma nessuno vorrebbe mettere la mano in tasca per contribuire a comprare le medicine! Sembriamo, agli occhi dell’Europa e del mondo, una nazione in preda ad una sindrome invalidante, colpita da una sclerosi che, lentamente ma inesorabilmente, la sta paralizzando.
Che dire poi del necessario ricambio generazionale? Una volta candidarsi alle cariche pubbliche era sentito come un preciso dovere dei cittadini che, ben convinti dell’interesse pubblico superiore, abbandonavano per un breve periodo il proprio lavoro professionale per dedicarsi al servizio alla Nazione. A termine del mandato ognuno tornava alla sua professione, convinto di aver contribuito con la sua opera al bene comune. Oggi, però, non è più cosi. Proviamo a leggere i curricula degli attuali esponenti della “casta”: essi sono in gran parte professionisti della politica, da 25 se non trent’anni, impegnati a ricoprire cariche pubbliche sempre più pregnanti e largamente retribuite. Il balletto ed i giochini che hanno impedito a validi giovani di avanzare e sostituire i “vecchi” dinosauri lo dimostra in maniera incontrovertibile.
Lo scontro in atto sia a destra che a sinistra ha raggiunto, ormai dimensioni più che allarmanti. La nascita di un nuovo populismo, incarnato dalla terza forza in campo che ha calamitato oltre 8 milioni di voti, ne è la dimostrazione pratica. In queste condizioni l’Italia è allo sbando. La forzata riconferma del Presidente Napolitano, che ha dimostrato di essere un vero uomo “super partes”, potrà lenire il dolore causato da una classe politica inefficiente ma non risolverà il problema. La sua forza è limitata e non durerà a lungo: sarà necessario, davvero, ricostruire in fretta, con forze fresche e capaci, una struttura “nuova”, in grado di affrontare i terribili giorni che ci aspettano. I mercati, vera eminenza grigia che oggi conta più dei governi, aspettano solo, seduti sulla riva del fiume, che passino i cadaveri delle nazioni dissanguate.
Credo che tutti debbano dire e fare quanto è necessario, non nascondere la testa sotto la sabbia come fa lo struzzo. Sbaglia chi egoisticamente impedisce il rinnovamento, come sbaglia che si rassegna, chi per stanchezza non reagisce, non esprimendo il suo voto nella competizione elettorale, favorendo, così, le lobby.
Stasera Napolitano, il primo dei nostri presidenti della Repubblica rieletto per necessità alla veneranda età di 88 anni, inizierà il suo secondo mandato. Spero non dia l’incarico di formare il nuovo governo ad un altro “vecchio”, per quanto saggio. Spero, considerata la sua lungimiranza, che lo darà ad un elemento giovane. E’ l’augurio che in tanti si fanno. La politica fatta da una classe gerontologa non credo possa portare lontano.
Auguri Italia!
Mario

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