venerdì, dicembre 13, 2013

SARDEX, LA MONETA ALTERNATIVA CHE HA RISUSCITATO IL “BARATTO” NEL TERZO MILLENNIO. UNA MONETA VIRTUALE PER ACQUISTI REALI: VIVERE SENZA DANARO CON UNA “MONETA” COMPLEMENTARE A KILOMETRO ZERO.




Oristano 13 Dicembre 2013

Cari amici,

l’idea del SARDEX, una sorta di moneta virtuale, quando nel 2009 si è affacciata sul mercato sardo, non sembrava una di quelle sfide capaci di superare l’atavica diffidenza e l’individualismo particolarmente in auge in Sardegna. Non mi voglio qui dilungare sulle ragioni di questo nostro modo chiuso e riservato di pensare, ma la cosa sorprendente è che, forse anche merito della crisi che attanaglia la nostra economia, questa nuova idea commerciale ha già iniziato a funzionare egregiamente.
Questa idea, per i sardi abbastanza rivoluzionaria, è nata nella mente di quattro ragazzi sardi nel 2009. Il progetto ideato, denominato “Sardex.net”, viene concepito dai quattro appassionati di economia, per trovare una soluzione al perdurare della crisi economica che sembrava non finire mai. Era necessario, quindi, trovare un modo per svuotare i magazzini pieni di merce invenduta e garantire la permanenza nel posto di lavoro dei dipendenti. I quattro ideatori del progetto, Gabriele Littera (laurea in marketing a Teramo), Giuseppe Littera (laurea in Lingue a Leeds), Carlo Mancosu (diploma, responsabile area broker) e Franco Contu (diploma, responsabile commerciale), analizzando i diversi modi possibili per risolvere il problema finanziario della carenza di liquidità e poter superare la crisi economica in atto, hanno trovato ispirazione nella precedente grande crisi mondiale del 1929. “Ci siamo rifatti al modello del circuito svizzero Wir”, spiega Littera; Wir è un circuito economico nato nel 1934, e a idearlo furono 16 imprenditori elvetici che si trovarono con molte merci ma poco denaro. Decisero quindi di aprire conti in compensazione. “Loro segnavano debiti e crediti su un registro, noi lo facciamo su Internet”, spiega Littera. Il circuito Wir esiste e funziona ancora: oggi conta circa 70mila aderenti. Vediamo, allora, meglio come funziona questa “Moneta Alternativa”, questo nuovo strumento finanziario messo intelligentemente in atto da questi validi giovani sardi. Partendo dai vari concetti di moneta.
Per moneta alternativa si intende una qualsiasi forma di moneta o di titolo di credito che serva per lo scambio di beni e attività tra i membri di una comunità, diversa, però, dagli "strumenti monetari ufficiali", vigenti legalmente all'interno di quella Comunità. Questi diversi strumenti creditizi hanno avuto nel tempo diversi nomi, come "monete complementari" (Bernard Lietaer, 2001), "monete parallele" (Jerome Blanc, 2001), "monete locali" o appunto il termine "monete alternative" (Margrit Kennedy, 1995). "Monete Alternative" che, secondo alcuni autori, non sostituiscono ma si affiancano ai sistemi di credito locali, e sono ispirati a principi di equità, solidarietà e supporto, maggiormente necessari proprio in momenti di crisi generale. Sistema monetario alternativo che cammina a fianco di quello ufficiale, quest’ultimo, ovviamente, sempre legato alle logiche ed alle dinamiche dell’economica capitalistica, competitiva e tendente allo sfruttamento di ogni risorsa impiegata.
Moneta Alternativa, dunque, questa nuova forma di scambio, ma non sostitutiva di quella ufficiale, alla quale si affianca. Il Sardex, che ha valore pari all’Euro, non può esistere senza l’euro al quale si riferisce; le vendite effettuate all'interno del circuito Sardex sono fiscalmente equiparate alle vendite in Euro, quindi va seguita la medesima procedura di fatturazione, comprensiva del calcolo dell'IVA. Gli introiti in Sardex devono essere necessariamente integrati nella normale contabilità aziendale, quindi iva, imposte e contributi vanno ancora pagati in euro. Sardex, quindi, alternativa parziale, rispetto ai sistemi monetari ufficiali, rispetto ai quali, però, non prevede pagamento di interessi che, invece, nella moneta ufficiale sono fonte di guadagni, a volte anche poco leciti, e di forti disuguaglianze economiche. Il Sardex svolge quindi una funzione calmieratrice e di supporto, propria delle MONETE ALTERNATIVE. Analizziamo meglio questo strumento nei dettagli.
Del Sardex non esistono banconote, perché si tratta di una “moneta virtuale”, elettronica, riconosciuta solo dalle imprese che si associano al circuito. Un Sardex vale un euro, e su questo valore si effettuano le transazioni. I crediti però non sono convertibili in denaro corrente ma solo in prodotti. Quindi se si accumula un attivo di mille Sardex non si può pretendere di cambiarli in euro. Si possono solo fare acquisti in prodotti dallo stesso valore. E’ come tornare al baratto, allora, direbbe qualcuno! “Non esattamente – precisa Gabriele Littera, 26 anni, presidente del CDA della Società  e responsabile marketing – Faccio un esempio: con il baratto un produttore di uova non potrebbe ottenere un cavallo dal valore di duemila euro solo scambiando la sua merce. Quante uova ci vorrebbero? Altra differenza fondamentale è la multilateralità, che non è prevista dal baratto”. Quindi l’ipotetico produttore di uova potrebbe acquistare un cavallo andando a meno duemila Sardex, un passivo che compenserebbe cedendo uova per duemila euro a più imprese che ne hanno bisogno. Così come il proprietario degli animali spenderebbe i suoi duemila Sardex di attivo, acquistando qualsiasi altra cosa. Inoltre questo tipo di scambio prevede la multi temporalità: è possibile riscuotere il proprio credito o estinguere il proprio debito in una fase successiva a quella della vendita. Tutte le operazioni fatte tramite il circuito Sardex.net sono fatturabili ed entrano nelle voci di bilancio”.
Il Sardex, nella sua consistenza immateriale, è solo una semplice unità di conto, utile a misurare debiti e crediti all’interno del circuito, una “moneta” il cui valore è garantito dalla fiducia delle imprese che scelgono di accettarlo iscrivendosi al circuito, e dalla loro capacità produttiva: sono le relazioni e la collaborazione con gli iscritti e tra gli iscritti il vero motore dell’iniziativa. Ad oggi, oltre 1000 imprese sarde hanno avuto la forza ed il coraggio di mettersi insieme e di abbracciare questo progetto dimostrando di essere il vero punto di forza del Sardex: di fatto, sono loro “il Circuito”. Attraverso Sardex le imprese hanno un sistema di credito non in moneta corrente, ma appunto in Sardex, dello stesso valore dell’euro. Accettando un’azienda di entrare nel circuito, acquista ciò che serve per produrre, per esempio un computer, spendendo € 1.000 in crediti: quindi il suo conto sarà a meno € 1.000. Di fatto, l’impresa non deve far altro che vendere ciò che produce, alle altre imprese del circuito, ad esempio per lo stesso valore, rientrando dall’esposizione. Infatti questa linea di credito è a tasso zero, senza interessi. Proprio la mancanza di interessi incentiva la circolazione delle merci: perché chi ha debiti, non vede l’ora di pagare coi propri beni e servizi; chi ha crediti è ansioso di spenderli perché sennò l’inflazione riduce il potere d’acquisto.
Il Sardex è sostanzialmente un fido bancario senza interessi, richiedibile attraverso il sito web www.sardex.net . Una società chiede un certo ammontare di Sardex per la sua attività ed è obbligata a restituirli entro dodici mesi. Per restituirli deve erogare dei servizi che gli verranno pagati in Sardex dai propri clienti. I broker di Sardex contattano l’azienda interessata a vendere prodotti attraverso questa nuova forma di scambio, vengono analizzate le esigenze di spesa, cosa si vuole vendere e cosa s’intende acquistare. Si scansiona poi la rete Sardex per far combaciare le esigenze dei produttori con quelle dei consumatori, e si concludono i primi affari entro un mese. Le aziende sono tenute a pagare un canone d’iscrizione annuale al sito Sardex.net, che va da 350 euro per le piccole imprese, a 2.500 per quelle di più grandi dimensioni; in cambio ricevono una quota di Sardex con cui fare transazioni. L'obiettivo non è quello di accumulare denaro, ma soltanto di farlo circolare il più possibile, in modo da favorire gli scambi commerciali. Uniche società escluse dal circuito, per ragioni etiche, sono quelle farmaceutiche, di vendita di armi e finanziarie.
“Quello che ci interessa davvero non è tanto guadagnare molto, quanto correggere le storture dell’economia reale”, sottolinea il presidente di Sardex, che ha già cinque dipendenti a tempo indeterminato e cinque da stabilizzare. Ci si può associare al circuito solo se si opera in Sardegna. Se questa nuova moneta elettronica è ora in uso solo alle Aziende, tra poco Sardex sarà utilizzabile anche dai privati. La grande novità è annunciata per la prossima primavera. Mentre le aziende pagano una quota d’iscrizione, i privati dovranno fare un acquisto (in euro). Un esempio. Sara compra un frigorifero nel negozio associato. Lo paga 300 euro e invece dello sconto riceve dal rivenditore un tot di Sardex da spendere all’interno del circuito. Sara potrebbe utilizzarli per fare shopping nel negozio di abbigliamento, oppure per pagare la stanza nel bed &breakfast, a due passi dal mare. Per le due attività una ghiotta occasione di promozione che, questo è l’obiettivo, porterà nuovi clienti: con le tasche piene di Sardex ma anche di euro.
Oggi Sardex vanta oltre 1.000 imprese iscritte (tra cui nomi importanti come il gruppo L’unione Sarda). Il fatturato dopo tre anni è in costante crescita: il Sardex viaggia con una percentuale di crescita pari al 370% e con le sue attuali transazioni (4,2 milioni), rappresenta un po’ un “ritorno all’economia del dono e dello scambio”, basato sul valore degli oggetti e delle prestazioni,   recuperando una prassi importante della società sarda, praticata in un tempo neppure troppo lontano. Con le aziende sempre più in difficoltà per il blocco del credito e per il mancato pagamento da parte della pubblica amministrazione, questa moneta virtuale forse può essere una risposta alla crisi, in quanto crea un circuito chiuso e protetto all’interno del quale le produzioni locali e le piccole aziende, cuore pulsante e telaio principale dell’economia della Sardegna, possono sperare di sopravvivere all’attacco impari del mercato globale. Anche la Regione Sarda ha deciso di utilizzare Sardex introducendolo nella manovra finanziaria, inizialmente con la funzione di creare un” reddito di comunità” di 500 euro al mese, pagato proprio in Sardex, e destinato  inizialmente a diecimila giovani disoccupati. Il Sardex, insomma, uno strumento in più, capace di dare una mano in un momento cosi delicato.
Cari amici, la Sardegna e soprattutto i giovani sardi hanno grandi capacità, come dimostra questo importante esempio di invenzione del Sardex. Chissà che il futuro non trovi nei nostri giovani di valore la nuova strada per risalire la china!
Grazie dell’attenzione.
Mario

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