mercoledì, gennaio 15, 2014

DEONTOLOGIA E PRIVACY: IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA DIRITTO DI CRONACA E DIRITTO DI PRIVACY. LA RECENTE VICENDA DI HOLLANDE IN FRANCIA RIPORTA A GALLA ANCHE RECENTI FATTI DI CASA NOSTRA.



Oristano 15 Gennaio 2014
Cari amici,
ho seguito con curiosità ed interesse ieri sera in TV la lunga e difficile conferenza stampa del Presidente francese Hollande che, con grande difficoltà, cercava di rispondere alle mille domande poste dai giornalisti sul recente scoop, fatto dal settimanale Closer, che metteva a nudo la sua relazione sentimentale con la bella attrice Julie Gayet.

Francois Hollande, ai 600 giornalisti che affollavano i saloni dell’Eliseo, comunica fin dalle prime battute che non avrebbe risposto a domande di carattere “personale”, ovvero che si sarebbe astenuto dal rispondere e commentare notizie sul ventilato suo tradimento nei confronti della sua compagna Valérie Trierweiler. «Non è né il momento né il luogo, non risponderò oggi qui a nessuna di queste domande», ha detto secco; la vita privata del Presidente, che è un cittadino come tutti gli altri, è un affare privato, e come tale deve restare ha ribadito, rimandando, per ciò che riguarda lo status ufficiale della premiere dame, i necessari chiarimenti al periodo antecedente la sua visita ufficiale a Washington. Glissando poi sui pericoli da Lui corsi,  circa la “mancata sicurezza” in relazione ai suoi spostamenti privati, Hollande ha ribadito che la sua sicurezza non è mai stata messa in discussione: «è garantita dappertutto», ha affermato, in tutti i suoi spostamenti: «a Parigi, in Francia e nel mondo». Fortemente in difficoltà per la raffica di domande, il cittadino-presidente Hollande si è poi trincerato dietro il suo diritto alla privacy, dicendosi indignato e minacciando anche querele nei confronti dei giornali.

La recente vicenda vissuta dal presidente francese riporta alla ribalta analoghi fatti e situazioni di casa nostra, anch’esse abbastanza recenti, e che hanno interessato il nostro ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Chi fa vita pubblica, lo sappiamo, è sempre sotto i riflettori, non solo nelle ore dell’impegno politico ma anche per il resto della giornata, quando, invece, da privato cittadino adempie ai suoi doveri familiari, di amicizia e di relax. Chi è investito del potere di rappresentanza è come se amministrasse dentro di se due vite: una pubblica ed una privata; vita, quest’ultima, che non deve essere violata da interferenze e da curiosità fuori luogo.
Questo bene individuale, questo diritto alla riservatezza, è ben noto come “Diritto di Privacy”, ed è protetto e regolamentato, quasi ovunque, da leggi specifiche (in Italia dalla legge 675/1996, succ. modif. con D.L.196/2003). Anche il diritto di cronaca è protetto da leggi specifiche, soprattutto quando opera nei confronti di soggetti di valenza pubblica, in particolare di chi è titolare dei poteri di rappresentanza politica ricevuti. Diritto di cronaca, dunque, per la sua grande valenza, costituzionalmente tutelato. In Italia il diritto di cronaca è riconosciuto dall’art. 21 della Costituzione, come diritto di comunicare liberamente, inteso non solo in senso individuale ma come “diritto di comunicare al pubblico”. Le garanzie disposte al riguardo dall’art. 21 coprono tutte le possibili comunicazioni, non solo quelle orali o scritte, ma anche quelle espresse attraverso un qualunque altro mezzo: oltre la stampa radio, televisione, cinema, teatro, etc.. Esistono ovviamente dei limiti (c.d. esterni) al diritto di cronaca, che sono finalizzati alla tutela di interessi costituzionalmente rilevanti, come l’onore e la reputazione delle persone, l’interesse per un’efficace amministrazione della giustizia (segreto di determinati atti o fasi processuali) e l’interesse alla difesa nazionale (segreto di Stato).

Come conciliare, dunque, questi due importantissimi diritti, quello di cronaca e quello di privacy? 

 La risposta non è ne semplice ne facile, così come la soluzione. Il bilanciamento tra diritto di informazione e diritto alla riservatezza è stato affrontato e approfondito anche dalla nostra giurisprudenza. Lo spartiacque tra i due diritti, tra le esigenze dell’informazione e quelle della riservatezza personale (quelle riguardanti situazioni e vicende strettamente personali e familiari), è quello “del vero interesse pubblico della vicenda messa in luce”. In altri termini il diritto di informazione negli “affari personali” del soggetto evidenziato prevale sul diritto di privacy, solo se quanto messo in luce possa essere di “pubblico interesse”, altrimenti sarebbe violazione del diritto di privacy. La prevalenza di un diritto sull’altro non è mai facile da determinare:  spesso si fa solo del gossip, attribuendo erroneamente la prevalenza del diritto di cronaca a fatti di stretta natura privata, violando il sacrosanto diritto al rispetto della privacy personale della persona. L’esigenza di bilanciare libertà di espressione e diritto al rispetto per la vita privata, entrambi principi fondamentali e tutelati, impone grande attenzione ai giornalisti, che debbono stare attenti a non rivelare particolari della vita privata delle figure pubbliche e dei loro familiari, a meno che tali informazioni non siano direttamente pertinenti e collegabili all’attività pubblica svolta. Per quanto concerne la giurisprudenza italiana, essa, al pari di quella di Strasburgo, riconosce e considera “personalità pubbliche” non solo quelle politiche, ma anche gli esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’arte e dello sport.
Tornando ai fatti recenti, la vicenda Hollande-Julie Gayet, che qualcuno ha definito un colpo di fulmine (anche se la storia andava avanti da tempo) tra il premier francese Francois Hollande e la bella attrice Julie Gayet,  mette in luce una Francia meno libertaria di quella ipotizzata, costretta a censure di Stato per cercare di nascondere vizi pubblici e privati, in nome del politicamente corretto, che è l’estremo rifugio del moralismo che sacrifica la libertà di stampa e di parola. Una Francia dal doppio registro morale che, da un lato autorizza a spiare dalla serratura ogni contorsione di un Berlusconi (che farebbe bene ad evitarle), e dall’altro invoca la sacralità del diritto alla privacy quando le avventure boccaccesche avvengono all’ombra dell’Eliseo.

Francois Hollande ieri è sceso “nella fossa dei leoni”, come qualcuno ha definito la terza conferenza stampa del suo mandato, e di fronte alla folla dei giornalisti, per due ore e quaranta, non si è sottratto al confronto, anche se è stato lavorato a fil di spada, senza pietà o timore. Lui, che in un passato recente non si era astenuto dal prendere di mira il nostro Berlusconi sulla questione Ruby, ora è costretto, suo malgrado, a sedersi sulla stessa, scomoda, poltrona. Un contrappasso dantesco che neanche il grande Poeta avrebbe mai potuto immaginare! Un giornalista gli ha domandato “come” sarebbe andato alla imminente visita dal Papa, facendo immaginare, ai presenti nei saloni dell’Eliseo, la figura di un Hollande con il capo cosparso di cenere, ma la pronta replica del presidente ha azzerato i mezzi sorrisi: mi presenterò «da capo di Stato a capo di Stato», ha risposto secco. Non era certo quello che si volevano sentir rispondere i 600 giornalisti! 
Tra le tante domande poste qualcuno si è azzardato a chiedere, come si farebbe fra persone perbene, «come sta la signora…?». Lui ha risposto piccato «Si riposa. E non ho altri commenti». Riposarsi, si riposa senz’altro. I medici della clinica dov’è ricoverata le hanno prescritto una cura del sonno di lunga durata. Dieci giorni fra le braccia di Morfeo per smaltire la rabbia del tradimento e saltare “a piè pari” quella conferenza stampa di difficile gestione. «Gli affari privati si trattano in privato, in un’intimità rispettosa di ognuno», taglia corto Hollande all’ennesimo giornalista che riprova a stuzzicarlo. Corna sì, ma che restino in privato. Con questi ulteriori problemi Hollande si appresta a presentarsi in Vaticano e successivamente negli USA.
Cari amici, credo che ci siano pochi commenti da fare, se non uno, che più che un commento è una riflessione. Chi accetta di fare “vita pubblica”, chi accetta il difficile mandato di rappresentanza politica, sa anche che da quel momento non sarà più un cittadino qualsiasi. La sua vita, da quel momento in poi, dovrà essere una “casa di vetro”, perfettamente lucida e trasparente, dove tutti potranno vedere, osservare e controllare quella persona che li rappresenta. Persona che, accettando il mandato, ha dato un’implicita autorizzazione ad essere costantemente sotto le telecamere…anche quando, per necessità o piacere, si ficca le dita nel naso!
Ciao!
Mario

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