martedì, gennaio 28, 2014

GLI OCCHIALI, DA RIMEDIO PER LA VISTA A STATUS SIMBOL. LA LUNGA STORIA DI UN PRESIDIO MEDICO DIVENTATO SUCCESSIVAMENTE ACCESSORIO MODAIOLO.



Oristano 28 Gennaio 2014
Cari amici,
c’è chi come me, forse un po’ per vezzo, si ostina a non usare gli occhiali se non per leggere o  digitare al computer e chi, invece, per mille ragioni li indossa fin dalla più tenera età. Gli occhiali hanno una lunga storia, anche se fino al Milleduecento non si può parlare di correzione della vista con occhiali.
Le grandi civiltà Egizie, Cinesi, Greche e Romane, pur avendo conosciuto e utilizzato il vetro non riuscirono mai a immaginare che si trovavano tra le mani un facile rimedio alla caduta della vista, in particolare in età avanzata. Era per l’epoca, quello della correzione della vista, un rebus che  anche i più grandi studiosi si trovarono  impotenti a risolvere. Eppure gli antichi greci conoscevano già il potere di amplificazione delle sfere di vetro riempite di acqua, al punto tale da riuscire a diagnosticare molti disturbi legati alla vista e in alcuni casi, come quello della cataratta, persino curarli intervenendo chirurgicamente. Tuttavia mai ipotizzarono che in quelle sfere, colpite dalla luce che creava la capacità di ingrandimento,  si celasse il segreto, scoperto successivamente, della refrazione. Anche il filosofo greco Tolomeo (intorno al 150 d.C.) pur conoscendo  le prime leggi della refrazione della luce, mai immaginò le sue possibili applicazioni in campo ottico: si dovettero aspettare oltre 1000 anni, prima che i matematici arabi e l’astronomo Alhazen  formulassero la legge sulla refrazione che fu essenziale per i successivi successi in campo ottico. Nella Roma imperiale il grande oratore Cicerone si lamentava di quanto fosse fastidioso per lui dover utilizzare degli schiavi per leggergli ad alta voce i testi di cui aveva bisogno. Anche l’imperatore Nerone, che chissà quanto avrebbe pagato per un paio di occhiali, si doveva accontentare, in mancanza d’altro,  di guardare le sue amate battaglie gladiatorie attraverso uno smeraldo.
Fu intorno al X secolo che nel mondo islamico si condussero i primi esperimenti sull’amplificazione visiva, effettuati con segmenti di sfere in vetro; il primo resoconto scritto del potere di applicazione di una lente appare nel sec. XI, proprio ad opera dello scienziato-astronomo  arabo Alhazen. Lo scienziato, abile fisico, studiò a fondo l'ottica, e nel Suo trattato 'Opticae Thesaurus', per la prima volta venivano evidenziati gli studi fatti sulla rifrazione e sull'angolo di incidenza e di riflessione. Con la traduzione in latino della sua opera, i monaci cominciarono a progettare e costruire lenti convesse che venivano poste sui manoscritti da copiare. Ruggero Bacone nel 1268 fu il primo ad utilizzare delle lenti per scopi ottici, ma fu solo più tardi che la lente cominciò ad essere usata più vicino all'occhio anziché all'oggetto. Fu a Venezia, patria delle fusione del vetro, che si adoperò per la prima volta il vetro trasparente come lente: i due vetri per gli occhi venivano tenuti insieme da un chiodino. Gli abili artigiani veneziani erano riuniti nelle Congregazioni di Arti e mestieri: ogni arte possedeva il proprio statuto e quello dell'Arte dei cristalleri (artigiani del Quarzo o cristallo di rocca) era del 1284;  a questi artigiani era fatto obbligo di giurare sul Vangelo il rispetto dello statuto, che prevedeva la proibizione di vendere il “vetro” dichiarandolo “cristallo. 
Nei primi tempi era proibito svelare il segreto della fabbricazione degli occhiali, per la cui violazione era prevista la pena di morte. Tale proibizione frenava la commercializzazione e la diffusione delle lenti avvenne ufficialmente solo quando le Arti permisero agli artigiani di esercitarne la libera vendita. Bisognerà attendere l’arrivo del XIII secolo per vedere la pratica applicazione del vetro come lente correttiva della vista perduta. Solo a partire da quel secolo, infatti, le persone poterono migliorare davvero la loro vista con l’assistenza dei supporti visivi.
L’invenzione degli occhiali nacque dunque proprio nell’Italia del 1300. Fino ad allora le persone anziane o nate con un difetto di vista non avevano alcuna speranza di riuscire a distinguere perfettamente forme ed oggetti. 
Dalle testimonianze dello scrittore italiano Sandro di Popozo (uno dei primi a portare un paio di occhiali) e da una predica pronunciata nel febbraio del 1306 dal frate fiorentino Giordano di Rivalto, sembra che i «dischi per gli occhi», come furono chiamati i primi esemplari di occhiali, siano apparsi a Firenze ed a Pisa, quasi certamente realizzati da soffiatori del vetro di Venezia. Considerata l’estrema utilità di questo nuovo rimedio per gli occhi, gli occhiali si diffusero rapidamente nelle classi agiate. Essi non tardarono addirittura a diventare un segno distintivo di nobiltà e di istruzione. Erano oggetti estremamente preziosi, anche perché le montature erano spesso in materiali pregiati e preziosi, come oro, argento, corno e avorio. La richiesta di queste lenti divenne molto più forte dopo l'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg e, dopo il 1400, la diffusione degli occhiali si estese a tutta l'Europa. La prima testimonianza dell’uso di questi oggetti ci viene dal mondo della pittura: li troviamo nell’opera di Tommaso da Modena “Ritratto del Cardinal Hugh de Provence”, immortalato nell’atto di leggere qualcosa da uno scriptorium, quadro che risale al 1352. Anche in un’atra opera, datata 1403, (si tratta di una pala d’altare della chiesa di Bad Wildungen, in Germania), troviamo la raffigurazione di un paio di occhiali.

I diversi tipi di montatura furono creati con lo scopo di rendere più agevole l'uso degli occhiali. Così, da un semplice sostegno di cuoio attorno alla fronte si passò agli occhiali a forbici o alla cosiddetta lorgnette (la montatura con il manico) o al famosissimo pince-nez (montatura a pinza che si regge direttamente sul naso), finché furono inventate le odierne stanghette. Intorno alla fine del 18°secolo, gli occhiali con una singola lente chiamati monocoli divennero molto alla moda. Il monocolo era indossato dalle signore e dai signori dell’alta società in Germania e in Inghilterra. I francesi preferivano gli occhiali “pince-nez” (pinza-naso). Anche gli occhiali con una sola lente spesso non erano solo portati sul naso, ma erano anche sostenuti dai muscoli intorno all’occhio. La versione francese aveva il vantaggio che potevano essere tolti velocemente qualora si fosse in compagnia di altri, perché i vicini abitanti della Germania occidentale si imbarazzavano ancora a essere scoperti ad indossare i loro “pinza-naso”.

Le stanghette per agganciale gli occhiali alle orecchie furono adottate nel 1727, prodotte dall’ottico londinese Edward Scarlett che riuscì così a risolvere il problema di come sostenere gli occhiali tenendoli a posto sul naso, permettendo quindi a chi li portava di respirare senza troppa fatica. Purtroppo però la stabilità non si coniugava con la leggerezza: le stanghette in osso o in avorio poggiavano con tale decisione sul naso e si aggrappavano con tanta tenacia alle orecchie che risolvere un difetto di vista spesso significava contrarre, in cambio, un mal di testa permanente. Data la loro forma i dischi di vetro vennero in seguito chiamati «lenti» proprio per la somiglianza con i piccoli semi biconvessi della pianta della lenticchia.

Inizialmente gli occhiali erano venduti dagli artigiani nello loro botteghe e per acquistarne un paio non serviva un attento esame oculistico (come oggi), ma semplicemente un po’ di tempo e di pazienza per trovare la giusta correzione provando e riprovando i vari modelli diversamente graduati. Questa consuetudine si protrasse a lungo nel tempo e non esageriamo nel dire che probabilmente molte delle nostre nonne hanno portato occhiali acquistati in questo modo, risolvendo magari i loro problemi di vista. Più sfortunati dei presbiti, i miopi dovettero aspettare sino al quindicesimo secolo perché il loro difetto venisse risolto con l’introduzione delle lenti concave. In un’era in cui gli occhiali servivano quasi esclusivamente per leggere e per scrivere, pretendere una lente che consentisse di vedere bene anche da lontano sembrava un lusso, lusso che comunque poté permettersi il secondo figlio di Lorenzo il Magnifico, Giovanni de’ Medici, ritratto da Raffaello con un paio di lenti correttive concave comprate solo per migliorare la vista nel tiro alla selvaggina. Se l’invenzione della stampa, come ha scritto Didot, ha «separato il mondo moderno da quello antico, aprendo un nuovo orizzonte al genio umano», l’avvento degli occhiali ha permesso che tutti potessero osservare questo orizzonte: da vicino e da lontano.

Un'altra svolta la diede Benjamin Franklin scoprendo le lenti bifocali nel 1785. Nel 1825 lo scozzese George Biddell Airy mostrò la prima lente per pazienti astigmatici e costruì perfino lenti tri-focali. La prima industrializzazione dell'occhiale, in Italia, avvenne nel 1878 per opera di Angelo Frescura che aprì la fabbrica a Calalzo di Cadore, dando inizio a quello che è diventato il distretto industriale dell'occhiale. Negli anni Trenta del XX secolo si sentiva l'esigenza di creare delle lenti che proteggessero gli occhi dai raggi solari: nacque così la lente abbrunata (più comunemente detta "filtro"), e l’accessorio venne chiamato "occhiale da sole". Un capitolo a parte andrebbe dedicato alle montature: le lenti vennero abbinate alle montature più diverse, da quelle semplici alle più costose, per forma, dimensione e materiale utilizzato. Le montature degli occhiali divennero qualcosa di “personalizzato”, non più semplice rimedio per la vista ma accessorio legato ai dettami della moda. Ancora oggi, personaggi famosi prestano il loro volto a questa o a quella marca di occhiali da vista o da sole perché gli occhiali sono ormai diventati un vero accessorio di moda, come i vestiti, le scarpe e le borse.

Cari amici, anche gli occhiali, come vedete, hanno la loro bella storia da raccontare. Questa mi è sembrata interessante e, considerata la mia curiosità, ho voluto approfondirla e riportarla anche Voi, fedeli lettori di questo blog.
Ciao!

Mario

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