mercoledì, marzo 12, 2014

I SARDI E LA POLITICA DEL “RIMANDARE A DOMANI”. UN MODO CHIARO DI DIMOSTRARE CHE L’APPELLATIVO , DATOCI DAGLI SPAGNOLI, DI “POCOS, LOCOS, Y MAL UNIDOS” E’ ANCORA VALIDO!



Oristano, 12 Marzo 2014

Cari amici,
il 16 di Febbraio, praticamente quasi un mese fa, i sardi sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo Consiglio Regionale. Non voglio qui parlare di vincitori o di vinti, considerato che il vero partito vincitore di queste elezioni è il Partito dell’Astensione, visto l’altissimo numero di elettori che ha disertato le urne.
A pesare sul disimpegno dei sardi certamente la parte del leone l’ha fatta la “mala politica”, che ha collocato la Sardegna ai vertici nazionali per disoccupazione giovanile, aziende al collasso e povertà sempre più diffusa e che ha messo al tappeto anche le classi medie. 
Ebbene, nonostante questi terribili sintomi, che avrebbero dovuto mettere in serio allarme tutte forze politiche, di qualsiasi orientamento, sia la compagine vincitrice delle elezioni che il resto dello schieramento a tutto pensano fuorché a dare un immediato governo ai sardi.
I lenti e complicati rituali della politica, fatti di mille veti incrociati, di alchimie, di partigianerie individuali, di divisioni spesso più occulte che reali, stanno continuando a privare l’Isola del suo necessario governo, in un momento di grande delicatezza sia economica che sociale. I giornali questi giorni hanno previsto, finalmente, un traguardo vicino: forse, tra veti incrociati e rospi da inghiottire o da sputare, finalmente la Sardegna avrà presto un governo.

Anche la lentezza con cui sono stati elaborati i voti espressi, e che ancora non hanno consentito la convalida degli eletti,  non è un bel biglietto da visita: forse…non siamo molto cambiati dai tempi della dominazione spagnola, definiti con l’appellativo "Pocos, locos y mal unidos" che ben conosciamo. E’ tempo di cambiare, se vogliamo dare un via di salvezza all’esercito dei giovani sardi che, pur seri, preparati e determinati, vorrebbero lavorare nell'Isola e per l’Isola, senza prendere la valigia dell'emigrato. 

Eppure Pigliaru il mondo dei giovani lo conosce bene: da illustre professore sa quanto bisogno c’è dei nostri giovani per la futura crescita della nostra regione. Allora smetta di farsi condizionare da quelle forse occulte, apparentemente amiche, ma che più che agli interessi della Sardegna pensano a quelli personali e delle lobby che li supportano.
Caro prof. Pigliaru, i sardi Le hanno dato fiducia: non la getti alle ortiche, usi il bastone del comando che Le è stato dato con capacità e determinazione, non attenda e non accetti che i rituali e le alchimie della mala politica continuino a vanificare le speranze dei sardi! Altrimenti, come si potrà conciliare lo slogan portato avanti dal suo schieramento Cominciamo il domani”, se non è dato sapere…quando?

Da novello Cesare sappia tagliare i nodi della politica con la spada: 

passi, senza indugio, il Rubicone, senza tentennamenti e indecisioni!


Tutta la Sardegna gliene sarà grata.
Grazie, agli amici che mi seguono, dell’attenzione.

Mario


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