giovedì, maggio 08, 2014

LA BUFALA DEL PROGETTO GALSI: FORSE QUELLO FRA SARDEGNA E ALGERIA E’ UN MATRIMONIO CHE NON S’HA DA FARE, NE DOMANI NE MAI! LA TELENOVELA DI UNA LUNGA STORIA.



Oristano 8 Maggio 2014
Cari amici,
che lo sviluppo necessiti di energia non è certo una scoperta recente. La Sardegna, dopo l’abbandono del carbone, non ha certo molte altre risorse locali disponibili e, per le aziende sarde, il costo energetico è un costo che toglie ulteriore competitività alle aziende isolane, facendo diventare qualsiasi prodotto confezionato in Sardegna più caro e poco competitivo. Accantonato il carbone, soprattutto per il fattore inquinamento, alla fine del secolo scorso, si ventilò la sostituzione del carbone con il metano, ipotizzando l’utilizzo dell’abbondante gas algerino. 
Dopo accordi di massima e non pochi studi di fattibilità, nel 2003 venne messo in piedi un interessante progetto che prese il nome di GALSI. (acronimo di Gasdotto Algeria Sardegna Italia); venne costituito un Consorzio societario ad hoc con un capitale di 10.000.000 di €, composto da: Sonatrach 41,6%, Edison 20,8%, Enel 15,6%, SFIRS, Regione Sardegna 11,6% e Gruppo HERA 10,4%. Successivamente, dal 2007, entrò nel progetto anche Snam Rete Gas, che avrebbe collaborato al progetto in virtù di un accordo che le affidava la costruzione e la gestione del tratto sardo.
Il consorzio Galsi era nato quindi per la realizzazione di un gasdotto destinato all’importazione di gas naturale dall’Algeria all’Italia continentale, attraverso la Sardegna. Il progetto prevedeva una condotta sottomarina tra l’Algeria e le coste sarde, l’attraversamento dell’Isola, e successivamente, sempre via mare, la condotta del gas avrebbe raggiunto la Toscana, nelle vicinanze di Piombino. La lunghezza totale del tracciato sarebbe stata di circa 830 km, di cui 270 km sul suolo sardo ed i restanti 560 km offshore nel Mar Mediterraneo. Il metanodotto sarebbe partito dalla stazione di compressione di El-Kala (Draouche) in territorio algerino, approdando a Porto Botte, in Sardegna; da qui, attraversando l’Isola, avrebbe raggiunto le coste sarde a Nord, riprendendo il mare nei pressi della stazione di compressione di Olbia, per terminare il suo percorso in Toscana, nelle vicinanze di Piombino. La capacità di trasporto del gasdotto era preventivata in 8 miliardi di metri cubi all'anno.
Sul progetto fin dall’inizio furono sollevate anche forti critiche da parte di diversi comitati sardi contrari alla sua realizzazione. Il motivo principale era il forte impatto ambientale che si sarebbe venuto a creare sul territorio della Sardegna: sarebbe stato necessario superare 300 corsi d’acqua, deviarne 50 e attraversare 14  passaggi ferroviari e 108 strade. L’iter procedurale comunque non si fermò: i vantaggi sarebbero stati certamente di gran lunga superiori ai disagi. Il planning indicato nel sito ufficiale del Galsi aveva previsto entro il 2013 il completamento della raccolta dei permessi ed autorizzazioni, mentre nel 2014 si sarebbe svolta la fase operativa dell’investimento. La corposa operazione, ritenuta vitale per la Sardegna, era parte integrante dei progetti infrastrutturali in campo energetico ritenuti prioritari dall'Unione Europea, e per questo destinataria di un finanziamento di 120 milioni di euro; il tutto all'interno del quadro del "Programma di sostegno alla ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell'energia", conosciuto con l'acronimo inglese di EEPR (European Energy Programme for Recovery).

Ebbene, cari amici, nonostante tutti questi buoni propositi e le ingenti somme finora spese, l’operazione è da tempo ferma e, con grande rammarico, pare, sia stata definitivamente accantonata. 
Recentemente l’Assessore Regionale all’Industria, Maria Grazia Piras, interpellata in proposito ha così sostenuto: «Purtroppo non riusciremo a realizzare il Galsi, il metanodotto dall’Algeria. Sono cambiati gli scenari e oggi una scelta del genere ci vincolerebbe troppo con quel Paese». «La possibilità di utilizzo di altre modalità», ha aggiunto l’Assessore, «consentirebbe un risparmio e il gas potrebbe essere acquistato lì dove costa di meno». L’energia - ha detto ancora Maria Grazia Piras - è uno dei temi più importanti per la politica industriale dell’isola: «Sul metano stiamo pagando un gap rispetto alle altre Regioni, che significa maggiori costi per imprese e famiglie. Basti pensare che se ci fosse il metano ogni utente risparmierebbe ottocento euro l’anno».
La decisione presa non è passata inosservata. Altre parti politiche (in particolare i Riformatori) tuonano ripentendo che i sardi stanno continuando a pagare costi esorbitanti per l’energia: «Spesi milioni di euro per nulla, uno scandalo che il governo regionale si arrenda», sostengono.
“Il fatto che il Galsi non si faccia più, non significa che la Regione abbia rinunciato al metano”, risponde la Giunta Pigliaru: “si dovranno cercare le soluzioni alternative”. "L'assenza di metano è un costo chiaro, misurabile, evidente della nostra condizione di insularità. E' un costo che cittadini e imprese sarde non possono più accettare. Le soluzioni esistono e Italia e Europa dovranno contribuire alla loro realizzazione". Così Francesco Pigliaru ha rotto il ghiaccio sui temi energetici. Il presidente della Regione lo ha fatto con una dura replica ai Riformatori, che "vogliono far credere ai sardi che noi avremo rinunciato al metano".
Cari amici, una cosa è certa: rinuncia o soluzione alternativa, i sardi continuano ad essere sempre penalizzati: l’insularità crea la mancanza di competizione, mette i sardi in condizioni di continuare ad essere gli ultimi in classifica, o poco meno. Basti pensare solo ai fatti più recenti: nell'ultimo mese il governo ha fatto ricorso contro il taglio del costo della benzina per i sardi, i cieli dell'Isola sono nel caos più totale e i costi per raggiungere il resto dell’Italia molto onerosi, sia via aerea che via mare. Senza parlare della situazione della viabilità interna, sia stradale che ferroviaria. 

Nei giorni scorsi i giornali hanno parlato di una Giunta “poco produttiva”, che si riunisce poco e altrettanto poco lotta per i problemi che affliggono i sardi. In data più recente, invece, la prima pagina dei giornali è occupata dal “baby pensionamento” degli ex onorevoli sardi: se l’accreditamento dato a questa Giunta in fase iniziale si rivelasse fallimentare, credo che, davvero, alle prossime elezioni il movimento 5Stelle farà  il pieno di voti!
Speriamo di no!
Grazie, amici, dell’attenzione.
Mario
 

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