martedì, giugno 10, 2014

SONDAGGIO SULLA “MEGLIO GIOVENTÙ” CONTEMPORANEA: UN TERZO DEGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DI REGGIO CALABRIA SI DICHIARA PRONTO A VIOLARE LA LEGGE.



Oristano 10 Giugno 2014
Cari amici,
quando ho letto la notizia devo confessarVi che sono rimasto alquanto sorpreso. Una recente inchiesta di Sos Impresa (l'associazione della Confesercenti nata per difendere la libertà imprenditoriale dal racket e dall’usura), ha evidenziato un dato sconcertante: un terzo, il 33,4 % degli studenti delle scuole di Reggio Calabria, si è dichiarato pronto, sia pure solo in linea teorica, a violare la legge.
Lo shoccante risultato, ottenuto attraverso la somministrazione (avvenuta nel mese di Maggio) a 700 studenti di sei importanti Istituti superiori reggini di un questionario,  articolato in 13 domande, ha lasciato non poco “perplessi” gli stessi autori dell’inchiesta. Certamente il risultato del sondaggio,  in una terra in cui il valore della legalità è spesso considerato un optional, credo debba far meditare non poco, soprattutto in relazione alla scarsa efficacia dimostrata dell'insegnamento scolastico. L’analisi completa del sondaggio ha evidenziato, che del 33,4% dei ragazzi disponibili a “violare” la legge, il 12,1 % è propenso a violarla "molto", un 21,2 % "abbastanza"; il resto del campione esaminato per un terzo, circa il 33,2 %, non esclude la possibilità di trasgredire le norme  ma con moderazione (poco), mentre la parte restante, circa il 30,2 %, resta convinta che la legge vada rispettata sempre e comunque.
Questa ”visione trasgressiva”  è confermata anche dalle risposte che gli studenti hanno dato alla domanda correlata alla prima. L'affermazione “la legge va rispettata soltanto quando la si ritiene giusta”, trova “molto d’accordo” il 19,3 % dei ragazzi e “abbastanza”  il 21 %. “Anche qui – hanno osservato gli autori del questionario - sommando questi primi due dati si arriva a rilevare che il 40% circa degli studenti sembra pronto e disponibile a trasgredire la legge”. Il dato credo che, oltre alla sua crudezza evidenziata dai numeri, faccia riflettere non poco. Se è pur vero che l’evoluzione giovanile negli ultimi 50 anni ha evidenziato un secco distacco dai “valori base” della generazione precedente, quella dei loro genitori (imperniati sulla triade Dio, Patria, Famiglia), le ultime analisi denotano una crescente perdita costante di “valori fondamentali”, come ad esempio il “rispetto delle regole” della civile convivenza, che si estrinsecano sia nella vita familiare che in quella civile, a partire dalla scuola.
Senza un serio bagaglio di valori fondamentali, è certamente molto più semplice accettare di violare “le leggi”, quelle dello Stato di diritto, nate e messe in atto per garantire la civile convivenza, senza prevaricazioni, senza far valere la legge del più forte. Certo, avendo il sondaggio riguardato solo gli Istituti superiori di Reggio Calabria, non è dato sapere se, esteso all’intera Nazione, le risposte globali avrebbero dato lo stesso risultato. Personalmente ritengo che anche i coetanei delle altre parti d'Italia avrebbero risposto in modo abbastanza simile, considerato che il “ribellismo adolescenziale” risulta ormai generalizzato, anche se in alcune parti, come la Calabria, questo comportamento risente della specifica influenza ambientale.
Quel che sinceramente “molto preoccupa”, dall’analisi approfondita del test,  è che dalle risposte degli studenti emerge una sorta di assuefazione alla “convivenza con la violazione della legalità”. Entrando nello specifico “locale”, relativamente all’esistenza e presenza della “’ndrangheta” nel tessuto sociale calabrese, il 22 % degli intervistati ritiene che sia un problema esistente ma che non lo riguarda; un altro 19,9 % pensa che sì la ndrangheta esiste, ma che “televisione e giornali ingigantiscono il problema per fare audience”. Il dato complessivo è sicuramente di grande preoccupazione, con circa il 42 di “indifferenti” al fenomeno illegale mafioso.
Quella accertata nei giovani reggini è una sicura perdita di valori, dove l’indifferenza sembra regnare sovrana. Il dato su questo “distacco” da una realtà molto pericolosa è ulteriormente confermato dalle risposte date alle domande poste da Sos Impresa su racket e usura (l’associazione svolge da anni attività di supporto agli imprenditori e alle aziende finite nel mirino dei taglieggiatori). Anche in questo caso le risposte sono state poco rassicuranti: il 16,9 % degli intervistati ha detto di non conoscere il fenomeno dell'usura e il 30,9 % di conoscerlo “poco”; riferendosi invece al racket, per il 21,8 % il fenomeno è del tutto sconosciuto, mentre risulta “poco conosciuto” dal 31,1 %. Infine, l’amarezza sull’esito del sondaggio ha ricevuto la mazzata finale con le risposte alle ultime domande, riferite alla fiducia nelle Istituzioni.
Alla domanda finalizzata a verificare il “grado di fiducia” riposto nelle leggi, nell’operato della magistratura e nelle forze dell'ordine, in particolare nell'azione di contrasto del fenomeno mafioso, Il 20,1 % ha risposto di non avere alcuna fiducia e il 14,1 % di averne “poca”. “Ciò vuol dire – commenta l'Associazione - che quasi un terzo dei ragazzi intervistati considera Istituzioni fondamentali per la società e la democrazia, come appunto la magistratura e le forze dell'ordine, come elementi di scarso peso nella lotta al crimine”! La risultante di questa indagine, certamente amara, è che le risposte fornite dagli studenti sono “il segno inequivocabile che ancora c'è molto da lavorare”, da parte di tutti: famiglia, scuola e istituzioni. Se vogliamo un futuro migliore è necessario partire dal “miglioramento” della loro educazione, ricreando in Loro quella consapevolezza del “rispetto  delle regole” in tutti i campi, da quello privato a quello pubblico.

Cari amici, il dato messo in luce è inequivocabile: da parte nostra, c'è ancora, davvero, molto da fare per dare ai giovani quella consapevolezza che manca. Dobbiamo essere noi, per primi, a dare Loro esempi di serietà e di coerenza.  Certo, i recenti scandali (senza citarne altri credo che basti ricordare quelli dell’EXPO a Milano e del MOSE a Venezia) non aiutano i giovani a capire e a farci capire. Loro, come figli di una società malata, non potranno certo “essere sani” dentro. Partiamo da noi, ripristinando innanzitutto nel nostro tessuto sociale la legalità che abbiamo perduto. Sarà più facile, poi, correggere anche la loro visione amara del mondo, quel mondo che noi abbiamo costruito e che loro hanno ereditato. Pensiamoci seriamente!
Grazie amici della Vostra attenzione.
Mario

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