martedì, febbraio 03, 2015

CHE FINE HA FATTO L’EDUCAZIONE GIOVANILE? NON DISCENDE PIÙ DALLE VECCHIE ALLE NUOVE GENERAZIONI? NO, ORA VA DI MODA QUELLA DEL “GRUPPO”, DA COMPAGNO A COMPAGNO!



Oristano 3 Febbraio 2015
Cari amici,
anche la formazione da un po’ di tempo non rispetta più le regole verticistiche a cascata: non più da genitore a figlio, non più da precettore ad allievo, ma in modo orizzontale, da compagno a compagno. Insomma, come sono cambiate le regole vigenti per lungo tempo sui luoghi di lavoro, dove la carriera era di tipo “verticistico” (dalla fase iniziale, attraverso diversi stadi intermedi, si poteva infine arrivare all’apice), regole oggi trasformate da verticali in “orizzontali”, dove non ci sono più una miriade di gradi intermedi ma una semplice squadra (che opera senza vincoli di subordinazione e con un piano di obiettivi di raggiungere, dove vince il più preparato ed il più aggressivo), così succede anche nella “formazione giovanile”, non più subordinata alla verticistica autorità familiare e dell’organizzazione scolastica, ma “paritaria”, che vede quali “nuovi protagonisti” della formazione, gli stessi compagni.
“L'educazione orizzontale ha cancellato quella verticale, l'amico educa più del padre”, scrive Marco Lodoli, giornalista e scrittore, insegnante di lettere in un istituto professionale. Nelle Sue attente riflessioni si interroga e ‘ci interroga’ su chi siano oggi gli educatori dei nostri figli, domanda a cui non è certo facile rispondere, considerato che hanno abdicato entrambi: la famiglia e la scuola. Qualcuno potrà certo dire che sono sempre i genitori a fornire le direttive fondamentali, a stabilire le regole, a spingere e consigliare i ragazzi per restare sulla buona strada. Questo in parte è vero, padri e madri cercano di difendere con i denti il loro ruolo, ma per il resto le regola basilari della formazione educativa sono fondamentalmente cambiate.
Anche gli insegnanti cercano di continuare a fare come meglio possono il loro lavoro. Nelle loro lezioni cercano di costruire nei ragazzi “formazione e conoscenza”, parlano di Platone e di Foscolo, di regole matematiche e di regole giuridiche, di Costituzione, e di valori etici; cercano di perpetuare quella tradizione da loro ricevuta, di essere consapevoli “maestri”, cercando il dialogo, creando tra maestro e discepolo quel rapporto di seduzione e anche di tensione che sempre ha connotato il rapporto tra chi insegna e chi apprende. I tanti tentativi, da loro fatti spesso con grande passione, non approdano, però, a risultati concreti, convinti sempre di più che il loro messaggio non arrivi, si perda per strada, che le loro lezioni non siano davvero “formative” per le giovani generazioni che hanno davanti.
Nel tempo, cari amici, la situazione è molto cambiata: ora è tutto diverso. Certo non si può affermare a priori che quella di oggi sia peggio o meglio di quella di ieri: sicuramente però è diversa. Oggi l’educazione non segue più quel tragitto verticale che ha seguito per secoli: insegnamenti che discendono dal sapere delle generazioni precedenti e che venivano recepite, quasi fosse un “travaso”, da una generazione all’altra: oggi l’educazione risulta tristemente orizzontale. Gli adolescenti imparano quasi tutto nella “cerchia degli amici”, essi crescono nella conoscenza se hanno buoni compagni, calano se hanno compagni modesti. La risultante, poco condivisibile, non ha certo bisogno di ulteriori commenti.
I genitori, purtroppo, spesso alzano bandiera bianca, sicuramente travolti e storditi dalla violazione delle regole a cui non riescono a porre rimedio, e si limitano a confidare nella provvidenza e nella scuola, sperando che il figlio trovi almeno amici in grado di aprirgli la mente, e docenti più capaci di loro. E’ per questo che la scelta della scuola per loro resta importante. Iscrivono il loro ragazzo al liceo migliore sperando soprattutto nell’ambiente favorevole e in un contagio positivo con i giusti compagni.

Insomma, questo accertato rifiuto generazionale è un prendere atto che i ragazzi cercano di educarsi tra di loro, riducendo al minimo i contatti con le generazioni precedenti. Interlocutori dei ragazzi sono ormai solo gli amici, tanti amici, tantissimi, un mondo quello giovanile che non ha nessuna voglia di fare i conti con il passato, di condividerne gli antichi valori, che per loro sono un’eredità del passato che non intendono condividere. A loro i valori li dà “il gruppo” la classe, la comitiva, oppure l’amico geniale o demente. Genitori e insegnanti sono avvisati: essi continuino pure a parlare, tanto non li scolta nessuno, sono ormai pronti per il “Museo delle cere”!
Cari amici, non è una situazione, quella evidenziata, facile da correggere, perché i rimedi, se ci sono, non sono ne noti ne facili. La cosa importante è non demordere: mai perdere la speranza, perché il futuro delle nostre “Nuove Generazioni”, non ci consente di abdicare alla nostra responsabilità di genitori o di insegnanti.  Quello che auspico è che genitori e insegnanti facciano lega comune per trovare la giusta soluzione, anziché considerarsi avversari e combattersi, come continua ad avvenire sempre più spesso. Solo unendo tra loro le forze sarà possibile un’inversione di tendenza.
Grazie amici della Vostra attenzione. A domani.
Mario   
                      

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