domenica, marzo 08, 2015

8 MARZO 2015: OGGI, IN PIENO TERZO MILLENNIO, HA ANCORA SENSO LA FESTA DELLA DONNA?



Oristano 8 Marzo 2015
Cari amici,
anche quest’anno, oggi 8 Marzo, sarà celebrata, un po’ ovunque, in modo molto formale più che sostanziale, la festa della donna. Istituita ufficialmente dall’Onu nel 1977, la Giornata Internazionale della donna nacque come omaggio simbolico a tutte le donne del mondo, per onorare lo sforzo, le lotte ed i sacrifici che da queste furono fatti. In particolare dagli inizi del 1900, le loro lotte per l’uguaglianza salirono di tono e ancora oggi, nonostante tutto, ancora continuano per cercare di ottenere una parità che stenta ad arrivare. In oltre un secolo, certo, molte cose sono cambiate, ma manca la parità dei loro diritti, mentre le discriminazioni e la violenza che nei loro confronti, non solo non accennano a diminuire ma addirittura si inaspriscono.
Stante tutto questo, cari amici, mi chiedo: oggi 8 Marzo 2015, ha ancora un senso dare vita ad una festa praticamente solo formale (donando fasci di mimose senza sentimento), che di autentico non ha assolutamente nulla? Come potremmo evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, continuino a identificare l’8 marzo con la mimosa e non con il reale significato di questa festa? Per “cambiare verso” bisognerebbe partire da lontano, dalla scuola per esempio, luogo ideale di formazione per i giovani. Proprio partendo dai primi anni di insegnamento scolastico, il vero significato dell’8 Marzo potrebbe essere sviscerato e chiarito; proprio partendo dal passato, dalle lotte e dalle sofferenze vissute dalle donne, si arriverebbe a capire il senso delle loro lotte e dargli un riconoscimento ufficiale, perché è la storia che insegna, che forgia e prepara i giovani, a costruire la Società di domani.
Partendo dal racconto di una storia vera, per esempio. Quella che ricorda che nell’inverno del 1908, a New York, le operaie di un’industria tessile scioperarono per alcuni giorni chiedendo migliori condizioni di lavoro. Era l’8 Marzo il giorno che il proprietario della fabbrica imprigionò le scioperanti dentro in capannone, appiccando poi il fuoco e facendo morire nel rogo le 129 operaie. Fu una tragedia immane! Si dice che accanto alla fabbrica bruciata, dalle ceneri nacque miracolosamente una pianta di mimosa.
Fu Rosa Luxemburg, la coraggiosa rivoluzionaria polacca, a proporre la data dell’8 Marzo, come doveroso omaggio alla loro memoria, ed alla loro lotta infinita. Quella mimosa, che la natura pietosamente fece sbocciare, fu adottata come fiore simbolo del coraggio delle donne.
Se è pur vero che molti passi sono stati fatti dalle donne nella giusta direzione per diminuire le disuguaglianze, è anche vero che, in effetti, hanno ancora poco da festeggiare, perchè c’è ancora tanto da conquistare! E se è vero che la presenza delle donne è cresciuta in tutti i settori della vita civile e sociale, tuttavia poco o nulla è cambiato nella ricerca della parità con l’uomo, che si ostina a mantenere un “atteggiamento di superiorità” che fatica a scrollarsi di dosso. Comportamento evidenziato quotidianamente dai numerosi casi di stalking, dalle crescenti violenze fisiche e morali perpetrate, e dai tanti, troppi, femminicidi che anche quest’anno hanno insanguinato la nostra nazione. La violenza contro le donne, anziché diminuire, appare, purtroppo, in continua crescita.

La cosa più sconcertante, cari amici, è che l’atteggiamento di superiorità da parte dell’uomo nei confronti della donna non si manifesta solo negli adulti, figli di un’altra generazione, ma ha contagiato anche i giovani, addirittura i giovanissimi. Fenomeni di bullismo e violenza (che arriva anche allo stupro) nei confronti di ragazze adolescenti sono all’ordine del giorno. Cosa ancora più triste e squallida è che le azioni di violenza risultano perpetrate spesso all’interno delle famiglia, dove la donna subisce, spesso davanti ai figli, maltrattamenti che la vedono offesa nella sua dignità, sia come donna che come sposa e madre.
C’è da considerare anche che i casi ufficialmente denunciati non sono che una piccolissima parte, in quanto molti gravi episodi rimangono nascosti tra le mura domestiche, perché la donna, per non buttare a mare la famiglia (spesso composta da figli minori) soffre in silenzio e non denuncia,  rischiando, come spesso succede, ulteriore violenza e morte. Tutto questo non può essere ulteriormente tollerato nè da chi ha responsabilità sociali e politiche, nè da quanti hanno responsabilità nella vita della Chiesa; nessuno può continuare ad assistere inerte dinanzi alla crescente violenza sulle donne.
In un millennio come questo che stiamo vivendo, nel quale la globalizzazione e l’informatica avrebbero dovuto creare condizioni migliorative per tutti, eliminando le disparità, è triste invece rilevare come di fatto stiamo addirittura perdendo terreno sul fronte dei diritti, che appaiono sempre più sbiaditi. Il primo articolo della nostra Costituzione, come ben sappiamo, recita che: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Solo teoria, però, cari amici! Il lavoro è oggi così difficile da trovare per gli uomini, immaginiamoci per le donne. Provate ad osservare una donna che si presenta ad un colloquio di lavoro; la prima domanda che le viene rivolta non è sulla sua capacità e preparazione ma questa: “Ha dei figli? Intende averne a breve?”. Credo che il senso delle domande poste non abbia bisogno di ulteriori commenti.
Potrei continuare ancora a lungo, addentrandomi nelle proposte delle così dette ‘quote rosa’, come nella mancata uguaglianza tra uomini e donne nelle carriere sia pubbliche che private, oppure nella disparità di salario, differente tra maschi e femmine, che ancora permane, ma non aggiungerei nulla a quello che sapete già. Cari amici, l’uguaglianza più che per decreto credo che potrà avvenire solo con una profonda crescita culturale e sociale. Le donne, per ottenere una reale parità fra i sessi dovranno aspettare ancora, perché per ora, la scuola, che dovrebbe plasmare i giovani fin dalla più tenera età, poco si muove in questa direzione. E’ la Società nel suo complesso che deve “cambiare” e necessariamente rinnovarsi, buttando a mare gli arcaici retaggi di un passato che privilegiano l’uomo e che ora non hanno più senso.
Cari amici, solo quando l’uomo sarà riuscito ad espellere dal suo DNA il maschilismo,  l’arroganza e la superiorità innata nei confronti della donna, solo allora potrà instaurare con la sua compagna, con la madre dei suoi figli quel rapporto paritario che oggi non esiste, neanche solo sulla carta. Solo quando la Società avrà imboccato un nuovo percorso paritario, fatto di diritti e doveri comuni, solo quando riuscirà a contrastare e rinnegare con fermezza le discriminazioni di genere che ancora persistono, solo allora tutti potremo degnamente “festeggiare” l’8 Marzo, per rendere omaggio alla grande forza e alla caparbietà delle donne, che valgono almeno quanto noi!
Buon 8 Marzo a tutte le donne del mondo!
Mario

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