giovedì, giugno 18, 2015

LO STRETTO LEGAME TRA I CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA DISPONIBILITÀ DI CIBO. ENTRO IL 2050 ALTRI 50 MILIONI DI PERSONE SOFFRIRANNO LA FAME.



Oristano 18 Giugno 2015
Cari amici,
la fame nel mondo,  in prospettiva, anziché diminuire sembra proprio destinata ad aumentare. Le variazioni climatiche, sempre più ripetitive in vaste aree del pianeta, fanno presupporre che entro il 2050 altri 50 milioni di persone sono destinate a soffrire la fame! Si aggiungeranno a quel miliardo abbondante di persone già colpite dalla miseria e che già non hanno da mangiare a sufficienza. Sono questi dati terribili, che danno la misura della cattiva distribuzione delle risorse nel mondo. A detta degli esperti nel nostro pianeta c’è sicuramente cibo a sufficienza per tutti: anche per un una popolazione superiore a quella attuale, ma la ripartizione di queste risorse, purtroppo, non è equa, a causa di un grande e pressante egoismo dei così detti “Paesi ricchi”.
Ad aggravare la già precaria situazione contribuiscono anche i ripetuti cambiamenti climatici che, causando ampi disastri ambientali, distruggono o riducono le risorse alimentari, affamando ulteriormente non poche popolazioni. 
Ci basti pensare a quanto successo di recente in Paesi come il Mozambico, le Filippine e il Corno d’Africa, dove i disastri legati al clima hanno letteralmente distrutto le coltivazioni, oltre agli strumenti e le attrezzature per la produzione; anche le loro abitazioni sono state praticamente devastate, aggravando non solo il problema fame ma anche la normale vita comunitaria.
I lenti ma costanti cambiamenti climatici, oltre che far diminuire in modo consistente le produzioni alimentari, facendo scattare di conseguenza gli aumenti dei prezzi dei prodotti agricoli, contribuiscono ad impoverire ancora di più le già provate popolazioni, ormai ai limiti della resistenza fisica. Nelle aree colpite, dove le persone già in precedenza erano alle prese con le difficoltà di accesso al cibo, gli ulteriori sconvolgimenti climatici hanno creato un ulteriore circolo vizioso: un consistente aumento delle malattie, a causa della malnutrizione. Gli esperti di statistica hanno calcolato che a seguito degli ultimi cambiamenti del clima un gran numero di minori (si parla di circa 25 milioni di bambini), si aggiungeranno a quelli che già soffrono la fame! Cambiamenti che, oltre a far diminuire la produttività agricola del 2%, ridurranno le disponibilità di cibo che, invece, dovrebbero aumentare del 14% all’anno per i prossimi decenni.

La lotta contro la fame nel mondo, stando a questi dati, anziché andare avanti sta tornando indietro di decenni, vanificando gli sforzi finora portati avanti. Uno degli ultimi studi di ricerca portato avanti da Oxfam (Oxfam è una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo, specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo; è composta da  17 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 Paesi che operano per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia), dal titolo “Un clima che affama: come impedire che i cambiamenti climatici facciano deragliare la lotta alla fame”, ha rilevato come, nell’ambito di ciascuna delle aree prese in esame, tutti i Paesi si sono rivelati impreparati ad affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici; inoltre è stato accertato un grande divario tra ciò che i Governi portavano avanti e ciò, invece, che avrebbero dovuto fare per rendere più sicuro il sistema alimentare.
“I cambiamenti climatici sono la più seria minaccia alla nostra sfida di vincere la lotta contro la fame – ha detto Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia  A essere a rischio è la disponibilità e la qualità del cibo di cui tutti abbiamo bisogno. Ma attualmente i governi del mondo non sembrano in grado di cambiare le loro politiche.” Aggiungendo anche che “La fame non è inevitabile: se i governi agissero sui cambiamenti climatici, si potrebbe sradicare la fame nel prossimo decennio e garantire cibo ai nostri figli e nipoti per la seconda metà del secolo. Per finanziare l’adattamento climatico, per esempio, non servono grandissime risorse, ai Paesi più poveri servono circa 100 miliardi di dollari all’anno – che è appena il 5% del patrimonio delle 100 persone più ricche del mondo”!
Secondo il WFP (Programma Alimentare Mondiale) è fondamentale “Aiutare le persone ad adattarsi a un clima in trasformazione”. Il WFP possiede grande expertise nello sviluppo e nell’applicazione su larga scala di innovazioni che aiutano a costruire la resilienza al cambiamento climatico degli individui. Il WFP lavora con governi, partner e comunità. Il lavoro portato avanti dai tecnici di WFP è altamente qualificato e innovativo. Dopo aver reso chiaro alle popolazioni i legami tra i cambiamenti climatici e la fame, essi aiutano le persone vulnerabili a diversificare le attività di sussistenza, a proteggere i loro beni di produzione e i risparmi, a migliorare l’accesso ai mercati e ad istruirsi maggiormente informandosi anche delle previsioni meteo che le riguardano.
Cari amici, l’uso improprio del Pianeta ha sicuramente aggravato le negative variazioni climatiche di cui stiamo parlando. Il riscaldamento globale, l’aumento del livello dei mari, le paurose inondazioni e l’aumento della siccità hanno “relazione certa” con un uso disinvolto ed egoistico della natura della nostra terra. Tutto ciò non ha fatto altro che incrementare i disastri, causa del pericoloso aumento del rischio fame e del collasso dei sistemi alimentari dei vari Paesi.
Quest’anno, il 2015, è l'anno in cui i Paesi di tutto il mondo si preparano a siglare un nuovo accordo alla Conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi (la COP21). E’ la Francia, infatti ad ospitare questo meeting, destinato a segnare una tappa decisiva nei negoziati del futuro accordo internazionale per il dopo 2020, con l’adozione dei grandi orientamenti, come deciso a Durban. Scopo principale e irrinunciabile, quello che tutti i Paesi, fra cui i maggiori produttori di gas a effetto serra – Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo – restino impegnati da un accordo universale costrittivo sul clima.
Non sarà facile, cari amici, conciliare le esigenze di molti Paesi, con mentalità tanto diverse. La Francia desidera un accordo applicabile a tutti, sufficientemente ambizioso e tale da permettere di raggiungere l’obiettivo dei due gradi, dotato di una efficacia giuridica costrittiva. Esso dovrà trovare un equilibrio tra l’approccio di Kyoto – una divisione matematica degli impegni di riduzione delle emissioni, a partire da un comune limite massimo consentito – e quello di Copenaghen, un insieme di impegni nazionali non costrittivi e senza caratteristiche paragonabili.
Cari amici, credo che senza un vero comportamento etico, rispettoso di tutti gli altri, la salute del pianeta e le terribili conseguenze, per prima la fame, stenteranno ancora a trovare soluzione. Senza una vera e propria condivisione del beni che la natura mette a disposizione di tutti, il mondo continuerà ad avere cittadini di serie A e sudditi di serie B. Che penseranno, soprattutto domani, dell’egoismo dei Paesi ricchi (che spesso vivono nello spreco e gettano via le risorse), gli appartenenti a quel miliardo di persone che muoiono letteralmente di fame?
La risposta datevela da soli.
Ciao, a domani.
Mario


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