giovedì, settembre 29, 2016

SU SAUCCU: LO STRAORDINARIO SAMBUCO SARDO, ANCORA OGGI RINOMATO PER LE SUE SETTE VIRTU’.



Oristano 29 Settembre 2016
Cari amici,
Quand’ero ragazzo anche nel cortile di casa mia, poco lontano dalla casetta dove era ubicato il forno (allora strumento indispensabile per cuocere settimanalmente pane e dolci), vi era un albero di “SAUCCU” (il sambuco), una pianta che in quegli anni la gran parte delle famiglie faceva crescere nel proprio orto. Credo che lo avesse piantato mio padre (o, forse mio nonno) per la grande fama e l’utilità che in quei tempi poteva fornire alla famiglia. Dai suoi giovani rami noi ragazzi ricavavamo anche piccoli strumenti di gioco (allora i giocattoli erano solo "fai da te"): considerato il suo interno cavo, con un bastoncino a pressione era possibile lanciare a distanza una leggera pallina (sa laddara, la galla della quercia) che veniva "sparata" lontano.
Il sambuco (il cui nome scientifico è Sambucus nigra L.), appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae, e, più che un vero albero, è un arbusto di media grandezza, presente in tutto il continente euroasiatico dove cresce fino a circa 1400 metri di quota; in Sardegna questa pianta, forse per il clima mite, ha trovato un suo habitat ideale e un’ampia diffusione. Ma perché questa pianta, direte Voi, dai tempi più remoti e fino a quelli più recenti della civiltà contadina, era considerata utile, anzi indispensabile in casa, fino ad essere ricercata e venerata?
Perché a quest’albero, seppur velenoso in gran parte per la presenza di cianuro e vari altri alcaloidi (fatti salvi i fiori ed i frutti), venivano attribuiti fin dall’antichità grandi poteri magici! I nostri antenati nei loro riti pagani veneravano questa pianta, ritenuta capace di proteggere dai malefici di demoni e streghe; strettamente legata ai riti funebri, proprio per le sua capacità di tenere lontano il diavolo, ogni famiglia cercava di possedere almeno un albero di sambuco, che risultava sempre presente anche in più esemplari sia presso le case contadine che nei monasteri. L'importanza di questa pianta, inoltre, era data non solo dai suoi poteri scaramantici ma anche per le sue riconosciute proprietà medicinali.
Nella nostra Isola, dove le tradizioni millenarie sono state, tempo per tempo, in gran parte fagocitate dal cristianesimo, in onore di questa pianta viene addirittura venerata una Madonna, detta proprio de “SU SAUCCU”. La festa de Santa Maria de Sauccu è celebrata a Bortigali tra il 7 e il 17 Settembre, nel Santuario campestre posto nel grande bosco di Badde Salighes. La scelta del luogo, come racconta una leggenda, fu attribuita al ritrovamento del simulacro della Vergine da parte di tre fanciulle nubili, allertate in sogno da un angelo. Il punto indicato dal celeste messaggero era un folto cespuglio dove al centro si ergeva maestoso un sambuco. In quel luogo (siamo nel '500) successivamente fu edificato il santuario campestre a Lei dedicato.
In Sardegna, dunque, anche dopo l’avvento del cristianesimo, si continuarono a praticare i precedenti riti scaramantici pagani: per esempio rimase viva l’antica usanza di mettere in tasca delle bacche di sambuco per proteggersi dagli attacchi del diavolo, per contrastare l’invidia umana e per difendersi dal colpo d’occhio dei malefici portatori. Anche appendere un ramoscello di sambuco dietro la porta di casa era considerato particolarmente utile. In effetti, tenere sulla porta di casa un ramo con i frutti maturi del sambuco era come avere appesa all'uscio una specie di icona, capace di proteggere in quella dimora persone, animale e cose.
Per ottenere il massimo risultato protettivo era necessario, però, utilizzare dei particolari accorgimenti. I rami della pianta impiegati a questo scopo dovevano esser recisi in un luogo e in un'ora particolari, in assoluto silenzio, soprattutto lontano dal canto del gallo; successivamente, anche dopo essere appassiti, i rami di sambuco utilizzati non dovevano essere bruciati per nessuna ragione. Cari amici, pensate che al sambuco venissero attribuite solo le proprietà che vi ho appena raccontato? Assolutamente no, perché il sambuco possiede ancora non poche altre virtù ed eccellenti proprietà.
Oltre che scaramantiche, infatti, le proprietà del sambuco erano (e sono) di natura curativa. Queste, in passato, erano così apprezzate che in Austria questo piccolo albero veniva chiamato addirittura “Farmacia degli Dei”. La tradizione contadina imponeva addirittura di inchinarsi 7 volte al cospetto di una pianta di sambuco, perché sette erano le parti della pianta da cui si potevano estrarre dei potenti medicamenti: i fiori, che possedevano la funzione depurante, i frutti, utilizzati contro bronchiti e mali da raffreddamento, le foglie, per effettuare impacchi sulla pelle, la corteccia, usata come riequilibrante intestinale, le radici, usate come decotto contro la gotta, la resina, efficace contro le lussazioni ed infine i germogli, utili contro le nevralgie. Le virtù decantate dall’antica medicina popolare, pensate, si sono rivelate valide anche in epoca moderna: le proprietà del sambuco sono state convalidate dalla Commissione E della Sanità tedesca e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Le proprietà del sambuco non finiscono qui: ne possiede ancora delle altre, essendo una pianta dalle mille risorse! Il suo nome, pensate, deriva dal greco sambuché, che significa strumento musicale, proprio perchè dai suoi rami cavi si ricavavano particolari strumenti a fiato. Dal legno soffice dei giovani rami svuotati del midollo si ottenevano fischietti o flauti, ai quali si attribuivano grandi poteri magici, capaci di proteggere da sortilegi e magie. Le antiche popolazioni, inoltre, usavano la pianta per tingere i tessuti. A questo proposito Giovanna Rau (Rau G., Piante tintorie della Sardegna, Villanova Monteleone, Soter editrice, 2004), nel suo libro scrive: “Le parti utilizzate per tingere sono le bacche mature di 5-8 mm (…) da cui si possono ottenere colori violetto, rosa, malva, grigio, blu lavanda. Con le foglie invece si ottengono varie tonalità dal giallo al verde-limone, oro e verde. Per la tintura si usano anche i fiori e i giovani rami. Questi colori, conosciuti dai Galli e dai Romani, erano delicatissimi per le sfumature, ma purtroppo poco resistenti”.
Anche in cucina e liquoreria i fiori e le bacche di sambuco (giunte a piena maturazione) sono una bella risorsa. Le bacche risultano ottime per preparare il rosolio di sambuco o la squisita sambuca, liquore diffuso in tutta la Sardegna, preparato a base di anice ed estratto di fiori di sambuco. Con i fiori del sambuco si possono preparare anche delle ottime frittelle; nel periodo primaverile, quando i fiori sbocciano, si raccolgono le infiorescenze: si preparano con una delicata pastella leggera, preparata con acqua e farina e si friggono. Niente sale nella pastella: così, una volta fritte, chi le preferisce dolci le può spolverarle di zucchero; anche a chi le preferisce salate, queste fritelle risultano particolarmente gustose.
Cari amici, che dirvi ancora? Solo che il Sambuco, pur essendo potenzialmente una pianta velenosa, sapientemente utilizzata è invece ricca di innumerevoli virtù benefiche! Se in Sardegna abbiamo dedicato a questa pianta anche un Santuario Mariano…un buon motivo ci doveva pur essere…!
Ciao, a domani.
Mario


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