lunedì, novembre 21, 2016

FERROVIE SARDE E SPRECHI. LA SARDEGNA SEMPRE “COLONIA”: IERI, OGGI E DOMANI.



Oristano 21 Novembre 2016
Cari amici,
Risale al 1871 la nascita del primo tratto di linea ferroviaria in Sardegna: era il 30 aprile 1871, quando entrò in servizio la tratta Cagliari-Decimomannu-Villasor, i primi 25,520 chilometri di ferrovia in Sardegna. Fu un inizio lento (il progetto, si disse, nacque addirittura già obsoleto), tanto che per completare la linea Cagliari Sassari furono necessari circa 20 anni. Nel 1899 la "Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde", entrò nel pieno della sua attività: aveva in esercizio 30 locomotive, 106 vetture, 23 bagagliai e 436 carri merci. Artefice della creazione delle ferrovie sarde fu l’ingegnere inglese Benjamin Piercy (ancora oggi esiste ed è visitabile la sua splendida villa a Badd’e Salighes, posta all’interno della meravigliosa tenuta, ora acquisita al patrimonio pubblico), che morì però prima di completare l’opera, nel Marzo del 1893.
Detto questo, cosa pensate che sia cambiato da allora ad oggi nelle nostre beneamate ferrovie? Non molto. Dopo il passaggio nel gennaio del 1920 alle Ferrovie dello Stato, a parte i pochi lavori di manutenzione ordinaria e gli scarsi interventi di adeguamento e manutenzione straordinaria, di cambiamenti veri e propri non ce ne sono stati. A dire il vero alcune proposte di cambiamento furono avanzate, ma non si riuscì mai a realizzarle. L’elettrificazione, per esempio, o il raddoppio dell’unica linea esistente con il “doppio binario”, sono progetti tentati ma sempre rimasti sulla carta, e oggi la Sardegna può essere considerata una delle poche regioni con una rete ferroviaria obsoleta: ancora di foggia ottocentesca.
Uno dei casi più discutibili, per enorme spreco di risorse pubbliche, fu la tentata elettrificazione della rete sarda, che vide l'acquisto (stranamente prima della necessaria trasformazione della linea), nei passati anni’80 del secolo scorso, di 25 locomotive tecnologicamente avanzate, pagate ben 125 miliardi di lire dell'epoca. La curiosa storia di quest’operazione è un vero inno agli sprechi di pubblico denaro! Una storia che nasce nei beati tempi di Bettino Craxi, forte sostenitore dell'elettrificazione delle linee ferroviarie della Sardegna. Un progetto il suo fortemente ambizioso, ma che però rimase solo un sogno: di reale restò lo spreco miliardario da parte delle Ferrovie dello Stato, in quanto la tentata modernizzazione della rete ferroviaria sarda cadde sotto la mannaia dei governi successivi.
I presidenti del Consiglio Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti, successori del socialista, abbandonarono il progetto di ammodernamento ed elettrificazione delle linee dell'Isola, gettando al macero i molti miliardi di lire spesi per l'acquisto di diciannove elettrotreni E491 per passeggeri e di sei E492 per trasporto merci.  
La Sardegna, dunque, come ha recentemente riportato il quotidiano La Stampa, continuò a rimanere con le sue ferrovie obsolete, senza rete adeguata e treni moderni. Eppure le famose 25 locomotive acquistate rappresentavano quanto di più avveniristico fosse stato costruito fino ad allora: funzionavano a corrente alternata, erano dotate di sofisticati apparecchi elettronici e il design era firmato niente meno che dall'Italdesign di Giorgetto Giugiaro!
Uno spreco immane, se pensiamo che quei 125 miliardi di lire non potevano essere recuperati facilmente: non avendo concretizzato l’elettrificazione in Sardegna, questi treni risultarono non idonei e quindi inutilizzabili anche nella rete ferroviaria della Penisola, perché progettati per funzionare a corrente alternata a 25mila volt mentre la linea ferroviaria continentale era a corrente continua a tremila volt. Una vera beffa, insomma! 
A quel punto le Ferrovie dello Stato cercarono di recuperare, almeno in parte, l’oneroso esborso, proponendo in vendita le macchine alla Francia, alla Turchia, alla Bulgaria, all’Ungheria ed alla Serbia, ma senza esito. Anche l'ultimo bando è andato deserto: nessuno si è dimostrato interessato a pagare nemmeno l'esigua somma di 100 mila euro a pezzo.
Ora, dopo l'avvenuta rottamazione delle prime sei, anche per le altre si avvicina la data di morte. Un impressionante spreco, anziché un investimento che avrebbe potuto cambiare le sorti dell'economia della Sardegna! Che dire, amici, questo è solo uno dei tanti “sprechi” che continuano a ripetersi, perché la nostra isola per il resto dell’Italia ha sempre contato poco. Che dire, poi, del fatto che i veicoli vennero acquistati prima di ammodernare la rete dove poi sarebbero entrati in esercizio, anziché dopo? C'era "sotto" degli interessi poco chiari? È come se noi decidessimo di acquistare una bell’auto da corsa prima di avere non dico l’autodromo ma neppure le strade ordinarie per farla correre!
Cari amici, a breve dunque, con grande mestizia, per questi ultimi “dinosauri” dell’era moderna, si prepara un ultimo triste viaggio li porterà verso i capannoni della ditta "Vico" di Cairo (nell’entroterra savonese), dove verranno definitivamente rottamati. A sentire le voci di corridoio, delle locomotive in parola non resterà neppure un campione per ricordo: neanche un’esile traccia del passato, da esporre nel pantheon delle produzioni ferroviarie. Una decisione presa forse per cercare di dimenticare "il peccato", per non tenere in evidenza neppure un triste simbolo degli errori commessi: meglio cancellare tutto, per stendere il pietoso velo dell'oblio.
Si, credo sia proprio così: meglio l’oblio, della sicura rabbia dei posteri per le nefandezze dei predecessori.
A domani.
Mario

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