mercoledì, marzo 08, 2017

ELETTRODOMESTICI E DURATA: SIAMO SICURI CHE LA LORO FINE NON E’ STATA PROGRAMMATA IN ANTICIPO ALL’ATTO DELLA COSTRUZIONE?



Oristano 8 Marzo 2017
Cari amici,
Ho già detto anche qui altre volte che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” (la frase è attribuita a Giulio Andreotti) e, anche nella riflessione che voglio fare oggi con Voi sulla fine programmata degli elettrodomestici, questo detto c’entra eccome! Diciamo che l’imperante politica dell’usa e getta, che sta alla base di un voluto suicidio delle macchine, ha bisogno per essere attuata di accorgimenti che ne rendano possibile la "morte"; uno di questi marchingegni, vero e proprio viatico per la rottamazione, è quello della “programmazione all'origine” della fine di un prodotto, a prescindere dal fatto che teoricamente esso avrebbe potuto ancora funzionare egregiamente.
In termine tecnico questo comportamento viene chiamato "obsolescenza programmata", in quanto la durata del funzionamento dell’elettrodomestico è prevista all'origine dagli ingegneri che lo costruiscono e che ne progettano la rottura dopo un determinato periodo di funzionamento. Quanto dico non è fantasia, in quanto, per esempio, il canale La 7, nel servizio La Gabbia open, ha illustrato per bene quest'argomento attraverso interviste fatte ad esperti informatici che hanno spiegato come sia possibile, attraverso un semplice microchip, stabilire quanto deve durare un forno elettrico, una lavastoviglie o una lavatrice, anche se le grandi case produttrici tutto questo lo negano, smentendolo con fermezza.
In realtà invece l'elettronica di consumo risulta davvero scientificamente "programmata" per smettere di funzionare dopo pochi anni di lavoro. Anche uno studio commissionato dai Verdi tedeschi a degli scienziati, confermerebbe in sostanza che da parte dell'industria l'applicazione del principio di "obsolescenza programmata" è regola comune. In pratica TV, frigoriferi, lavatrici e elettrodomestici vari vengono costruiti per durare giusto appena poco di più del periodo della garanzia; dopodiché, al primo intoppo, l’acquirente si rende conto che la riparazione del prodotto non risulterebbe proprio conveniente, in quanto spenderebbe di meno acquistandone uno nuovo.
Strategia pagante, cari amici, quella applicata dai costruttori, in quanto serve ad incentivare i consumi a dismisura, incrementando da un lato la produzione, ma creando anche nel contempo immensi depositi di usato da rottamare. L'esperto hi-tech Stephan Schridde e il professor Christian Kleiss della facoltà di Economia di Aalen, autori della ricerca prima citata, hanno calcolato che questo gioco, solo in Germania, è costato negli ultimi anni non meno di 100 miliardi di euro.
In verità l'obsolescenza programmata che noi oggi critichiamo non è una novità: nel 1924 i produttori di lampadine si misero d'accordo per limitare la durata di ogni modello a mille ore, incrementando in questo modo le vendite. Lo dimostrazione della validità del metodo viene da un altro esempio dell'epoca, letto però al contrario; nel 1940, con l'avvento delle calze di nylon, che in poco tempo tra le signore andarono a ruba, poichè erano fabbricate con materiale piuttosto robusto, proprio a causa della loro robustezza le vendite dopo il primo boom crollarono e dopo poco tempo la fabbrica per la scarsità delle vendite fallì! 
Cari amici, questa necessità di vendere quanto più possibile ha fatto sì che il marchingegno dell'obsolescenza programmata si perfezionasse, ed oggi non è difficile individuare i sicuri punti deboli dei prodotti che ci circondano. Le TV a schermo piatto per esempio "hanno condensatori elettrolitici di scarsa qualità", come riporta nella sua indagine il quotidiano La Repubblica, e in effetti tutta l'elettronica di consumo è volutamente concepita con ‘problemi di alimentazione’, cosa che serve a facilitare la rottamazione del vecchio e l’acquisto di un nuovo prodotto.
Altra considerazione che avalla (nonostante il diniego dei produttori) la “morte programmata” è la statistica: negli anni ’70 del secolo scorso la vita media di un elettrodomestico era di 20/30 anni, mentre oggi si è drasticamente ridotta al suo decimo: 2/3 anni. Alla fine del secolo, nel 1998, la durata di una lavatrice era calata a circa 12 anni, mentre adesso anche quelle più economiche si fermano a 3. "L'obiettivo è la massimizzazione della rendita di capitale", sostiene Stefan Schridde. E infatti, come si legge sul rapporto, "la strategia del deterioramento della qualità dei prodotti viene alla fine premiata dall'aumento degli utili aziendali".
Per evitare, poi, che abili artigiani rendano vana la programmata “eutanasia” dei prodotti, le tecniche adottate dai progettisti e dai produttori sono sempre più raffinate. Da un lato, come detto prima, abbassano gli standard qualitativi di certi componenti, dall'altra rendono anche alcuni ricambi costosi o introvabili, e, per meglio combattere eventuali possibili riparazioni, dotano le macchine di piattaforme integrate, che non consentono la sostituzione del componente non funzionante ma costringono l’eventuale ‘testardo’ deciso a riparare il prodotto ad acquistare a caro prezzo l'intero blocco che contiene il pezzo difettoso, convincendolo in questo modo ad evitare la riparazione e acquistare un prodotto nuovo.
Si, amici, è proprio così: quando in casa un elettrodomestico si rompe all’improvviso, senza un valido motivo e poco tempo dopo la data di scadenza della garanzia, non è né mala sorte, né sfortuna ma ben altro: è qualcuno che ci ha messo lo zampino! Certo, dimostrare l’intenzionalità dei produttori nella predisposizione programmata delle apparecchiature è estremamente difficile, anche se in Francia qualcosa si muove per costringere i produttori a più miti consigli.
Un emendamento alla proposta di legge sulla transizione energetica, promossa dalla Ministra Ségolène Royal, ha previsto addirittura il carcere fino a due anni e un massimo di 300 mila euro di multa per i produttori che organizzano «truffe ai consumatori», «accorciando intenzionalmente la durata di vita di un prodotto sin dal suo concepimento». Le ragioni della proposta risultano abbastanza chiare: «Queste pratiche sono nefaste per l’ambiente e pesano sul potere d’acquisto delle famiglie», come hanno sostenuto Eric Alauzet, Denis Baupin e Cécile Duflot, ex ministra per l’Alloggio durante la prima fase della presidenza Hollande.
Cari amici, l’obsolescenza programmata è una grande truffa che causa danni incredibilmente grandi, favorendo un consumismo fuori misura. Non si può, per mera sete di guadagno, continuare a rovinare il mondo contnuando a produrre con il nefasto paradigma dell’usa e getta: a questo ritmo il mondo non potrà resistere a lungo e in tempi brevi saremo tutti sommersi dalla spazzatura, e, dopo essere riusciti ad inquinare il mondo senza possibilità di tornare indietro, affogheremo tutti in quel mare magnum del pattume che siamo riusciti a creare!

Oggi 8 Marzo è la festa delle donne: tanti cari auguri di cuore a tutte le donne del mondo!
A domani.
Mario


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