lunedì, maggio 29, 2017

IL FUTURO DELL’UOMO NELLO SPAZIO. CON QUALI PIANTE COLONIZZEREMO ALTRI MONDI? CON LA CAMPANULA, PER ESEMPIO.



Oristano 29 Maggio 2017
Cari amici,
Che il futuro ci vedrà colonizzare altri pianeti del nostro sistema solare, pare ormai cosa certa. Dopo le diverse scoperte, a partire da quella della Luna per finire con quella più recente, che ha esplorato Marte, i vari esperimenti ora parlano chiaro: l’uomo prepara il suo futuro anche fuori dai confini della terra. Colonizzare altri mondi, però, richiederà una ancora più grande conoscenza e un’infinità di ulteriori esperimenti: dalla verifica della diversità dell’aria alla possibile disponibilità di acqua, dalla diversa forza di gravità nelle varie parti del cosmo all’intensità delle radiazioni cosmiche, spesso mortali. Ebbene proprio parlando di radiazioni gli esperimenti finora effettuati hanno rilevato che pochissime colture arboree (assolutamente necessarie per la vita umana) possono sopravvivere nello spazio, in particolare proprio per la micidiale intensità delle radiazioni. Tra le diverse sementi testate poche sono risultate “resistenti”: una di esse in particolare ha però dimostrato capacità eccezionali: la campanula.
Le campanule, dunque, potrebbero essere tra le prime piante trasferite e coltivate negli insediamenti umani su Marte: i loro semi hanno dimostrato di poter sopravvivere alle massicce dosi di raggi ultravioletti, tipiche dei viaggi interplanetari, grazie a uno 'scudo' protettivo di cui sono dotati molto ricco di antiossidanti; in futuro la campanula potrebbe dare vita a una nuova generazione di integratori per astronauti e animali che opereranno nel pianeta rosso. Ad affermare ciò è lo studio effettuato da David Tepfer, biologo dell'Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica (INRA) francese, e da Sydney Leach, fisico dell'Osservatorio di Parigi-Meudon. David ha pubblicato il suo studio sulla rivista Astrobiology.
Le lunghe analisi effettuate sulla sopravvivenza alle radiazioni dei nostri semi hanno dimostrato che ben pochi sono quelli resistenti ai raggi UV. Dieci anni fa l’esperimento di 2.000 semi di tabacco e Arabidopsis thaliana che furono portati in orbita ed esposti per 558 giorni all'esterno della Stazione spaziale internazionale (ISS), dimostrò che, una volta tornati sulla terra, solo 2 semi su 10 erano riusciti a germinare normalmente, confermando che solo quelli con delle robuste "capsule" fossero idonei a conservare il potere germinante per la loro riproduzione. In seguito Tepfer e Leach hanno provato ad analizzare il DNA di alcuni semi che non erano stati in grado di germinare, scoprendo importanti alterazioni strutturali e funzionali.
Per quantificare le radiazioni responsabili di questa degenerazione, i ricercatori hanno esposto a dosi crescenti di raggi ultravioletti diversi tipi di semi, non solo quelli di tabacco e Arabidopsis, ma quelli delle campanule, semi noti per la loro capacità di resistere nel terreno anche per mezzo secolo. E i risultati dell'esperimento non hanno tradito le attese: i semi di campanula sono risultati i più coriacei, riuscendo a germinare perfino dopo essere stati esposti ad una dose di raggi UV superiore di ben 6 milioni di volte rispetto a quella usata per sterilizzare l'acqua, una condizione tale che ha stroncato la maggior parte degli altri semi. Il segreto starebbe nel loro rivestimento ricco di flavonoidi (sostanze antiossidanti che si trovano anche in alimenti come il tè e il vino rosso) che, agendo da 'filtro solare naturale', creano il potente scudo protettivo.
Ora le speranze sono davvero in aumento: in futuro Marte potrebbe, dopo aver superato i numerosi gap finora esistenti per un’eventuale accoglienza dell’uomo, essere colonizzato ed esibire, per esempio un bel giardino fiorito di campanule! Ecco allora, per soddisfare la curiosità dei tanti che poco conoscono questi fiori, qualche notizia in più su queste “coriacee” piante, capaci di viaggiare senza danno nell’Universo.
La campanula è una pianta erbacea molto diffusa in tutto il mondo. Appartenente alla famiglia delle Campanulaceae, il il genere Campanula è molto vasto: comprende, infatti, circa 300 specie differenti. Il nome “campanula” deriva dal latino e significa “piccola campana”, in riferimento alla forma del fiore. Originarie dell’Europa, queste piante in Italia sono molto presenti, dove crescono spontanee, sia in pianura che in montagna. Sono piante che si prestano bene alla coltivazione in vaso, all’aperto, ma anche in appartamento; spesso utilizzate per la creazione di aiuole e bordure, danno colore anche a balconi e terrazze.
Robustissime, sono considerate delle piante pioniere dato che compaiono anche in zone non adatte alla coltivazione, dove riesce a crescere solo il muschio, e aprono la strada ad altre specie. Le campanule hanno un’altezza che varia dai 10-15 cm fino ai 2 m; hanno un portamento variabile a seconda della specie, i fusti possono essere eretti, striscianti o rampicanti; le foglie sono verdi, cuoriformi, intere o con i margini dentellati; i fiori sono singoli oppure disposti in infiorescenze, e hanno la caratteristica forma di campana; i colori sono diversi: azzurro-violetto, bianco, rosa. Molte specie di campanula producono sostanze lattiginose.
Che dire, cari amici, all’apparenza una pianta umile, spontanea, ma coriacea e resistente: capace, a quanto pare, di effettuare anche lunghi viaggi nello spazio, e, forse anche a trasferirsi definitivamente in altri mondi, partendo magari proprio da Marte! Il futuro, in effetti, è appena cominciato…
A domani.
Mario


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