domenica, agosto 06, 2017

FEDERICA PELLEGRINI. IL RITRATTO DELLA DONNA E DELL’ATLETA, ORMAI DIVENTATA LEGGENDA, FATTO DA PIERANGELO SAPEGNO.



Oristano 6 Agosto 2017
Cari amici,
Il recente successo di Federica Pellegrini, che agli europei ha vinto a 29 anni la medaglia d’oro nella sua specialità (i 200 metri), l’ha incoronata regina del nuoto di tutti i tempi. Personalmente ho letto con grande piacere e attenzione l’articolo di Pierangelo Sapegno (rinvenuto in rete) che ha definito l’atleta Federica Pellegrini “Una leggenda fatta di terra e sangue. Dal padre barman al gossip che la perseguita”.
Pierangelo Sapegno è una penna brillante: scrittore, giornalista (è opinionista de La Stampa), è persona che ama analizzare a fondo i personaggi che esamina. Quando fa il “ritratto” di un personaggio, riesce ad scannerizzarlo in tutte le sue sfumature, entrando in profondità dentro i meandri della sua personalità. Facendo il “ritratto” della Pellegrini, per dare ai lettori una diagnosi precisa, è voluto partire da lontano, dagli anni della sia infanzia, quando ad appena 7 anni fu la mamma a portarla per la prima volta in vasca. La scelta si rivelerà subito più che azzeccata.  Ma ecco per Voi, in tutta la sua interezza, il ‘quadro’ fatto da Sapegno sul luminoso percorso della nostra straordinaria atleta, Federica Pellegrini.
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Federica Pellegrini, di Pierangelo Sapegno.

Come l’araba fenice che ha tatuata sul collo, Federica Pellegrini, è rinata dalle sue ceneri, come ha sempre fatto dalla prima volta che è scesa in vasca, perché semplicemente questa è l’essenza dello sport: superare i nostri limiti, vincere noi stessi e saper tornare sui luoghi delle nostre sconfitte, su tutte quelle salite che rendono la vita una cosa diversa, una storia speciale. La grandezza immensa della Pellegrini è proprio questa, di essere autentica, così vera da esistere anche fuori da una piscina olimpica, da una corsia d’acqua, da un podio piazzato sotto le bandiere e da tutte quelle lacrime che raccogliamo soltanto dentro una televisione.
Milanese di madre veneziana, la Cinzia, che era a sua volta figlia di un ex campione italiano di lotta greco romana, Federica ha preso i tratti del padre Roberto, barman in un grande albergo, e chissà che cos’altro in quel ripostiglio di anime nell’imperscrutabile miscuglio di geni che fanno un individuo. E’ stata la mamma a portarla in piscina, che aveva appena 7 anni. Poi la vita si sa come è fatta: ci sono certe strade che sono già segnate. Perché appena si tuffa in una vasca, Federica comincia a vincere. Fa i campionati italiani che ha solo 15 anni e subito si piazza sul podio. Nel 2004, a 16 anni, prende l’argento nei 200 stile libero, alle sue prime olimpiadi, la più giovane atleta italiana di sempre a salire su un podio olimpico individuale, prima tappa gloriosa di una carriera inarrestabile, e quattro anni dopo, a Pechino, sale su quello ancora più alto, oro nei 200 stile libero.
Dal 2005, invece, è cominciata la sua leggenda nella storia dei mondiali, perché da allora fino ad adesso, non ha mai saltato una medaglia diventando la nuotatrice più vincente della storia, ma più vincente di qualsiasi maschio, perché nessuno è mai riuscito a collezionare 7 medaglie nella stessa specialità in sette edizioni diverse, tre ori, tre argenti e un bronzo. Le hanno dato i titoli di ufficiale e commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, quelle onorificenze che si consegnano solo ai grandi soldati del lavoro, della guerra e dello sport, le discipline che fanno un paese nell’immaginario della gente.
Federica Pellegrini appartiene già a questa genia, ma ci appartiene con tutta la sua storia di donna cocciuta, forte e coraggiosa, come quelle contadine dal cuore grande, delle nostre campagne sperdute sotto il sole, tra i filari di pioppi e i campanili stagliati sugli orizzonti. E’ una milanese con le cadenze venete, che aveva scelto di vivere a Verona con il suo eterno fidanzato da tira e molla, Filippo Magnini, che ieri dopo la sua vittoria ha postato subito un dolce messaggio su Instagram, dopo essersi precipitato da lei, appena uscita dalla vasca ancora gocciolante di gloria, per stringerla in un abbraccio lungo e protettivo, coprendole la testa con il cappuccio della tuta per nascondere le sue lacrime alle telecamere, mentre le appoggiava teneramente le mani sulle spalle. Perché l’altra cosa che ha fatto di Federica Pellegrini una persona così autentica, anche suo malgrado, è il gossip che l’ha resa vittima, perseguitata con incessante costanza, proprio come noi comuni mortali siamo perseguitati dagli accidenti della vita.
Da oggi i giornali hanno scritto che lei e Magnini sono tornati insieme, dopo aver raccontato da un mucchio di tempo che la loro storia era finita e che lei aveva un altro amore, tirando in ballo il suo allenatore Matteo Giunta, che guarda caso è pure il cugino di Magnini. Prove nessuna, solo foto che li ritraevano mentre parlavano assieme: un’atleta non lo fa mai con il suo allenatore? Le smentite di entrambi non sono neanche servite. Federica è rassegnata, e quando adesso le chiedono se sono tornati insieme, risponde sconsolata, «ma guardate che queste cose interessano solo a voi».
Ma questo è il girone che spetta a quelli che vincono, la polvere e le stelle, una sorta di contorta ammirazione e di invidia che muove lo sguardo dei giornalisti verso di lei. E al contrario di ciò che pensano e scrivono quelli che pure perdono un po’ la testa quando qualche italiano vince come se fosse una cosa impossibile, Federica Pellegrini non è Divina, «della stessa sostanza di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, di Arena, dea della guerra e della vittoria, di Artemide, dea della caccia». Datevi una calmata, per carità. Meno caffè e qualche pennichella in più.
Federica è così vera da essere terrigna. Per fortuna. Fatta di terra e di sangue, roba nostra: è solo meglio di noi. «Ora sono in pace con me stessa», ha detto Federica (frase divenuta «epocale» in qualche commento un po’ sopra le righe…). Perché Fede ha perso, e per saper vincere bisogna aver perso. Questo è il suo segreto. Ora non smetterà di nuotare: «Mi dedico alla vita da velocista, che si fa meno fatica. Do una mano alla staffetta, poi magari arrivo a Tokyo che sto benissimo e provo i 200. Perché questo oro mi ha convinto». Chi è stata più forte dell’imbattibile Katie Ledecky può pure pensare di andare ancora oltre. E’ la legge dello sport. Noi che non siamo capaci a battere noi stessi, un giorno - prima o poi - proveremo a capire.
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Non voglio aggiungere nulla di più: grazie Federica, la tua stella mai tramonterà.
A domani.
Mario  


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